La vitamina K, detta anche naftochinone, fa parte delle vitamine liposolubili, ovvero quelle che vengono assorbite assieme ai grassi alimentari e accumulate nel fegato.
Ma a cosa serve questa preziosa vitamina? Nell’articolo risponderemo a questa domanda parlando dell’importanza che ha per il nostro organismo, concentrandoci poi sul fabbisogno giornaliero, sugli alimenti ricchi di vitamina K e sulle conseguenze della sua carenza o di una eccessiva assunzione.
A cosa serve la vitamina K?
Questo tipo di vitamina si classifica solitamente in vitamina K1 e vitamina K2. La prima è presente negli alimenti e serve proprio a far funzionare in modo corretto il sistema di coagulazione del sangue, mentre permette alle ossa di assorbire il calcio e quindi di essere più forti. La seconda, invece, viene prodotta nell’intestino dai batteri e arriva alle pareti dei vasi sanguigni, ma si può trovare anche in alimenti fermentati. C’è, infine, la vitamina K3, che è quella prodotta sinteticamente e contenuta in alcuni farmaci.
Qual è il fabbisogno giornaliero di vitamina K
Il fabbisogno giornaliero di vitamina K varia a seconda dell’età: a un anno esso corrisponde a 10 microgrammi al giorno, mentre a 14 anni arriva a 45 microgrammi. In età adulta, invece, dai 25 anni in poi, gli uomini hanno bisogno di 80 microgrammi al giorno e le donne di 65 microgrammi.
Alimenti ricchi di vitamina K: la lista
Ecco la lista di alcuni dei principali alimenti che contengono vitamina K:
- Spinaci
- Lattuga
- Broccoli
- Cavolo
- Cavolfiore
- Cime di rapa
- Cavoletti di Bruxelles
- Carciofi
- Verza
- Latticini
- Frutta
- Cereali
- Carne
- Ceci
- Piselli
- Olive
- Soia
- Uova
- Fegato
- Tè verde.
Carenza di vitamina K: cosa comporta?
Una mancanza di questo nutriente nel nostro organismo può impedire la corretta coagulazione e quindi espone al rischio di sanguinamenti, che possono variare nell’entità da persona a persona. Vista la sua importanza in questo processo, la vitamina K viene anche somministrata per ridurre le perdite di sangue dopo alcune operazioni, così come prima del parto per prevenire forti emorragie.
Poiché è presente in molti alimenti e anche nella produzione batterica dell’intestino, come abbiamo visto, è molto difficile che si verifichi una carenza di questo nutriente. Ci sono, però, dei casi particolari in cui può accadere, per esempio in presenza di patologie da assorbimento, di trombosi venosa, di cardiopatia o di alterazione della bile.
Nei neonati, in particolare, la carenza può verificarsi poiché il latte materno non ha molta vitamina K, ed essa non passa attraverso la placenta.
Eccesso di vitamina K
Anche l’eccesso di vitamina K è molto raro: i sintomi possono essere sudorazione, vampate, oppressione al petto e trombosi. Nelle persone adulte, questa condizione si può verificare soprattutto quando si assumono farmaci coagulanti, il che può portare anche a problemi alla pelle, come per esempio l’acne. Dosi eccessive di vitamina K sintetica possono ristagnare nel sangue e causare intossicazioni o forte anemia. I neonati, infine, possono presentare un eccesso di vitamina K a seguito di una elevata assunzione attraverso integratori vitaminici, una situazione che si manifesta con i tipici sintomi dell’itterizia.
Eravate già a conoscenza dell’importanza di questa preziosa vitamina?
Articolo scritto con la collaborazione di Elisabetta Pacifici
Fonti:
ospedalebambinogesu.it
epicentro.iss.it
humanitas.it