Il modello di sviluppo delle economie: tra lotta allo spreco alimentare e consumismo

spreco alimentare e consumismo

Giuliano Gallini

Lo spreco alimentare è un tema che da qualche anno è diventato caldo. Quando cibo ancora buono, o cibo che si è guastato in un magazzino o in una dispensa casalinga, viene gettato nella spazzatura gridano ancor più di dolore i tanti che nel mondo soffrono la fame, o chi non riesce nelle società più ricche – e sono un numero crescente – a nutrirsi con prodotti di qualità e in quantità adeguate. Recentemente l’Unione Europea ha posto degli obiettivi concreti. I rifiuti nella nostra zona di mondo sono stimati in 173 kg pro capite all’anno. Il traguardo è ridurli del 50% entro il 2030. Come? Rendendo più chiare le etichette (consumarsi preferibilmente entro), facilitando le donazioni di cibo, responsabilizzando i consumatori visto che dall’Europa fanno notare che “il cibo nei paesi sviluppati viene sprecato soprattutto alla fine della catena alimentare”. Ecco perché spreco alimentare e consumismo vanno di pari passo.

Le contraddizioni dello sviluppo

rifiuti organici

Il tema dello spreco alimentare e del consumismo non è però un problema nuovo e da sempre solleva un dibattito simile a quanto avviene riguardo al tema ristoranti di lusso, cibo e sostenibilità. Tonnellate di cibo fresco, per esempio, venivano distrutte fino a vent’anni fa da una azienda pubblica per sostenere i prezzi di mercato. Si diceva allora: sono le contraddizioni dello sviluppo (o del capitalismo). Ci si colpevolizzava di meno. Oggi invece…Mi sono sempre occupato di alimentazione ma mai, come negli ultimi anni, mi bacchetto le mani e mi fustigo la coscienza quando butto cibo nei miei bidoncini. Sono pieno di lividi.

Le contraddizioni intanto sono cambiate, o  si sono mascherate, ma  non si sono superate. E  ci lasciano interdetti, stupiti e con un senso di impotenza quando ci pensiamo o ne parliamo. Parlare contro lo spreco alimentare, d’altra parte, è semplice. Chi non è d’accordo? Quando parole facili mettono tutti d’accordo qualche sospetto, però, viene. Che siano parole sprecate?

Qualche settimana fa ho partecipato a una tavola di riflessione e studio sul cibo del futuro. Naturalmente si è parlato anche di spreco alimentare e consumo, e siccome industria alimentare e ristorazione organizzata buttano via meno cibo, si è puntato il dito sui comportamenti del consumatore, come ha fatto l’Unione Europea. Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Qualcuno però ha obiettato che i comportamenti dei produttori e dei legislatori sono ancor più colpevoli. Non si tratta solo delle etichette ma anche, per esempio, del packaging. Confezioni più piccole, o doppie, renderebbero più facile la conservazione; etichette “educative” aiuterebbero la consapevolezza che sprecare cibo è grave. E così via. Allora ci vuole una grande alleanza, dai produttori ai consumatori. Facciamola e risolviamo il problema!

Spreco alimentare e consumismo

spreco

Di spreco alimentare e soluzioni possibili vi abbiamo parlato anche qualche giorno fa raccontandovi dei progetti di alcuni giovani studenti italiani. Ma il problema potrebbe essere più profondo e complicato. Infatti, tutta la nostra società è fondata sullo spreco. Sprechiamo cibo, magliette, vestitini, oggetti, mobili…consumiamo a più non posso e siamo indotti a consumare a più non posso altrimenti il nostro prodotto interno non cresce, la disoccupazione non cala, il debito pubblico continuerà a spaventarci: se l’obiettivo dell’Unione Europea di ridurre lo spreco di cibo del 50% verrà raggiunto, ne sarà contenta la morale, ma molto meno l’economia.

Nella “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”, Keynes ricorda come i sostenitori della spesa, anche di quella inutile (addobbi eccessivi, feste, archi trionfali…) e quelli della parsimonia e delle regole si siano contrapposti già nel seicento; i primi convinti che solo il consumo porti alla prosperità le nazioni e gli individui, i secondi persuasi esattamente del contrario, per cui attribuivano tali meriti al risparmio. La “favola delle api” di Mandeville all’inizio del settecento (un apologo sui danni del risparmio e della frugalità) scandalizzò anche per motivi morali, oltre che per ragioni teoriche, il fronte dei sobri. Questi spendaccioni! Sono solo degli immorali spreconi!

Sembra una alternativa del diavolo. Ma ho il sospetto che lo spreco alimentare si inscriva dentro il problema più ampio del modello di sviluppo delle nostre economie. Facciamo allora tutto quello che possiamo per ridurre il cibo nei nostri bidoni della spazzatura (e ridurre i lividi della mia coscienza) e chiediamo una fattiva collaborazione ai produttori e ai distributori: ma bisognerà uscire strutturalmente dalla società dei consumi e dello spreco altrimenti ogni sforzo individuale sarà vano.

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