Avete mai avuto il piacere di conoscere dei monaci buddisti? Sono persone che ispirano calma, serenità e gioia e dotate di uno spiccato senso dell’umorismo. Ora immaginate queste qualità applicate alle arti culinarie. Quello che può venire fuori da questo straordinario mix è una cucina minimal ma dalle tinte vivaci, originale e creativa ma soprattutto basata sulla filosofia che “il cibo è destinato a nutrire il vostro corpo e aiutare la vostra mente trovare l’illuminazione”. Ebbene, questo connubio esiste ed è rappresentato dalla cucina vegana zen della chef coreana, nonché monaco buddista, Jeong Kwan.
Jeong Kwan: la “cuoca filosofa” che ha ispirato l’Occidente
Su una collina nelle zone rurali la Corea del Sud, nei pressi del tempio buddista Baekyangsa, vive Jeong Kwan, la chef vegana e buddista considerata un modello di riferimento per tanti chef rinomati e stellati sparsi nel mondo. Il suo, neanche a dirlo, è uno stile di vita semplice. Immersa in un luogo di pace, coltiva nel suo giardino senza recinzione, che sembra confondersi con la foresta circostante, una grande varietà di ortaggi e piante aromatiche, tra cui melanzane, pomodori, cetrioli, basilico, peperoncino, foglie di sesamo selvatici. Come dichiara la stessa Kwan la cucina migliore per il nostro corpo e deliziosa per il nostro palato deriva da questo incontro magico e da una simile intima connessione dello chef con i propri ingredienti, siano essi frutta, verdura, erbe, legumi, funghi e cereali. A fare la vera differenza è l’energia che il cuoco riversa negli ingredienti che esso stesso coltiva, nonché la natura e la terra che se ne prendono cura.
Insomma, una filosofia davvero affascinante. Ma quello che sto per raccontarvi ha ancora più dell’incredibile.
Nonostante la sua fama mondiale Jeong Kwan non ha un ristorante, non ha clienti, non ha pubblicato libri di cucina, non ha mai frequentato corsi e il suo nome non compare in alcun elenco ufficiale “dei migliori cuochi del mondo”, seppur considerata tale da diversi leader della gastronomia internazionale. E sono davvero poche le persone, al tempio, che hanno la fortuna di assaggiare i suoi piatti. Kwan è un’autodidatta e le sue abilità, è proprio il caso di dirlo, sono solo farina del suo facco, eppure il suo talento come cuoca da locale è divenuto planetario. Ad affermare e diffonderne la fama un invito a New York da parte del noto chef francese Eric Ripert, nel corso del quale ha deliziato tutti con la sua cucina, e un successivo lungo articolo sul New York Times, pubblicato nell’ottobre del 2015, ad opera del giornalista Jeff Gordinier, ora Food & Drinks Editor della nota rivista Esquire. Il viaggio è stato un vero e proprio pellegrinaggio: 18 ore di volo e 4 di pullman, ma l’articolo è un lungo e appassionante approfondimento sul suo stile di vita e sui suoi illuminanti insegnamenti, in cui la cucina vegana e la filosofia buddista si fondono. Merita davvero una lettura. Inoltre il New York Times definisce la sua cucina come “il cibo più squisito del mondo”, e le attribuisce il soprannome di “chef filosofa”.
L’arte della cucina vegana, zen e salutare
Come previsto dalla cucina coreana buddista gli ingredienti non utilizzati sono carne, pesce, latte e latticini, aglio e cipolla. La sua cucina è stata descritta come semplice, minimalista, elegante, delicata. Una caratteristica che la contraddistingue è la lentezza e la cura con cui gli ingredienti vengono conservati, cotti e infine assaporati. Come descrive il New York Times, tra le sue armi segrete ci sono salsa di soia, salsa di fagioli e gochujang (pasta Cile) poste in continua fermentazione. Tra gli altri ingredienti impiegati, non mancano ovviamente verdure di stagione, spezie e tofu, tra le tipologie di cottura la piastra e la marinatura. Le sue pietanze, elegantemente servite in ciotole di legno, sono descritte come una sinfonia di sapori, un’alchimia culinaria unica e perfetta.
Non ci resta che sognare a occhi aperti di poter un giorno avere la fortuna e il privilegio di essere tra i suoi commensali, e prendere esempio dai suoi sapienti insegnamenti, di vita, di filosofia e di cucina.
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