Efsa marcia indietro sull’olio di colza: può far male ai bambini

olio di colza bambini

L’olio di colza non fa male ma può essere pericoloso per i bambini. L’Efsa, a sei mesi dal rapporto che individuava contaminanti nei principali oli vegetali e in particolare quello di palma ma quasi scagionava il canola oil, il prodotto modificato secondo i moderni standard di sicurezza, è tornata sull’argomento.

Invitata dalla Commissione europea ad esprimersi scientificamente proprio sulla colza, in vista di una revisione degli attuali tenori massimi di acido erucico, l’autorità europea per la sicurezza di alimenti e mangimi ha mantenuto una posizione più prudente, auspicando nuove e più approfondite indagini. In altre parole: visto che è verosimile che, abbandonato l’olio di palma, molte aziende virino proprio su quello prodotto dalla brassica napus (nome scientifico della colza), gli scienziati del Contam – il gruppo di esperti dell’Efsa – mettono le mani avanti e non emettono una sentenza univoca. Il dilemma, dunque, rimane tale.

colza

Olio di colza, un rischio per i bimbi sino a 10 anni

Il parere dell’Efsa

Il parere del Contam, elaborato dopo l’analisi di oltre 12mila campioni di alimenti, riguarda in particolare l’esposizione all’acido erucico, la sostanza più rischiosa presente nell’olio di colza. Questo il verdetto: “L’acido erucico, un contaminante naturale presente negli oli vegetali, non costituisce un problema di sicurezza per la maggior parte dei consumatori, in quanto l’esposizione media è meno della metà del livello di sicurezza. Può tuttavia costituire un rischio a lungo termine per la salute di bambini di età fino a 10 anni che consumino elevate quantità di alimenti contenenti questa sostanza. L’EFSA ha inoltre rilevato che i tenori di acido presente nei mangimi possono rappresentare un rischio per la salute dei polli”.

Dove è presente oggi l’olio di colza?

L’olio di colza, o meglio il canola oil, è presente oggi in diversi cibi in commercio: lo troviamo in alcuni dolci, in prodotti da forno, nel latte artificiale e nelle pappe per neonati. L’acido erucico, il cui livello già nel ’76 era stato ridimensionato nel caso di uso alimentare allo 0,5%, rappresenta sempre un  potenziale rischio, e per questo ora l’Europa pensa di riconsiderarne la soglia massima.

olio di colza latte

Ma che cos’è, e perché fa male? Spiega ancora l’Efsa: “L’acido erucico è un acido grasso omega-9 monoinsaturo presente nei semi oleosi della famiglia botanica delle Brassicaceae, colza e senape in particolare. La normativa ha già fissato i tenori massimi di acido erucico come contaminante in oli e grassi vegetali, e in alimenti contenenti oli vegetali e grassi aggiunti tra gli ingredienti (50 g/kg). Inoltre i tenori massimi specifici per il latte artificiale e il latte di proseguimento sono stati fissati a cinque volte meno di quello per altri alimenti (10 g/kg)”. Ma non basta, e i tenori massimi potrebbero ora essere rivisti.

I bambini ne consumano di più

Sono i bambini fino a 10 anni i principali consumatori di cibi in cui è presente l’olio di colza, spesso genericamente indicato in etichetta come “oli vegetali”. Per questo l’Efsa ci vuole vedere chiaro: “Nelle diverse fasce d’età l’esposizione media del consumatore varia da 0,3 a 4,4 milligrammi per chilo di peso corporeo al giorno – si legge nel rapporto -, ma tra i consumatori con esposizione più elevata, i neonati e altri bambini potrebbero essere esposti sino a un massimo di 7,4 milligrammi”.

olio di colza bambini

Nel mirino, dunque, torte, biscotti e latte artificiale, anche se gli esperti del Contam ammettono subito “di aver probabilmente sovrastimato tale rischio per tenere conto dei limiti nelle informazioni scientifiche disponibili”. Servono, dunque, ulteriori analisi, per un’indagine che, a ben leggere, tocca poco l’Italia. Dalla penisola non proviene infatti nessuno dei campioni di cibo analizzati, e la quantità di olio di colza (diffuso in tutto il mondo) importata e consumata nel nostro Paese è trascurabile.

L’olio di colza fa male o non fa male? Tra studi e bufale

Le due correnti, chi sostiene che fa male e chi invece è favorevole al suo utilizzo perché avrebbe proprietà benefiche, non trovano un accordo, soprattutto nella comunità scientifica. L’olio di colza continua a dividere. Anche dopo l’ultima scoperta: secondo un nuovo studio, presentato al meeting annuale della Obesity Society da esperti della PennState University, sarebbe in grado di ridurre il grasso addominale in sole 4 settimane. L’olio di semi di colza ha un contenuto in grassi saturi pari alla metà di quello dell’olio di oliva e vanta al suo interno elementi che bersagliano specificatamente l’accumulo di chili sul girovita.

Ebbene, il peso che è possibile perdere sarebbe di ben 11 chili in quattro settimane. Una cifra troppo alta, riportata da diversi media ma non presente nello studio.

olio di colza

Un’altra contraddizione è quella tra il parere Efsa, che sostiene come “test condotti su animali evidenzino che l’ingestione di oli contenenti acido erucico può portare nel corso del tempo a una malattia del cuore chiamata lipidosi del miocardio”, e la notizia, uscita due anni fa, secondo cui il consumo dell’olio di colza riduce il rischio di malattie cardiache. Quale delle due informazioni è vera? Probabilmente entrambe.

Il parere dell’Efsa scrive dunque un altro capitolo della tormentata storia dell’olio di colza, che divide gli esperti ma continua ad essere utilizzato: non era certo il canola oil al centro del mirino quando, lo scorso maggio, un dossier dell’autorità europea diede un colpo di mannaia all’olio di palma decretandone la tossicità. Da noi interpellata, l’Efsa confermò che i contaminanti della colza sono 10 volte inferiori, e non possono destare preoccupazioni. Un parere che non smuove i detrattori dell’olio dai semi gialli: qualche settimana dopo abbiamo chiesto a un nutrizionista e a un docente universitario la loro opinione, ricavandone pensieri contrastanti. Il dilemma continua.

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