Per quattro anni l’Italia rimarrebbe portatrice sana di agricoltura biologica, ma dal 2021 dovrebbe adeguarsi agli standard europei. Ossia, in tema di pesticidi: nessuna soglia massima di eccedenza, e un prodotto bio verrà decertificato solo qualora venisse accertata una contaminazione “evitabile” o “deliberata”.
Questo potrebbe essere lo scenario se la riforma del sistema agricolo bio europeo dovesse essere approvata dall’Europarlamento, cosa che l’Olanda, che guida la presidenza di turno, si augura di riuscire a chiudere alle soglie della prossima estate. Ed era stata proprio l’Olanda, insieme a Germania e Danimarca, a spingere a ottobre perché la commissione Agricoltura approvasse la relazione di compromesso, con relativi emendamenti tra i quali quello che scontenta alcuni Paesi compresa l’Italia, sulla presenza di sostanze proibite nei prodotti biologici. Passata a larga maggioranza, la relazione rappresenta il sì di ComAgri, dopo quello dei ministri dell’agricoltura dello scorso giugno, ed è un ulteriore passo verso l’approvazione del testo che innoverà il regolamento 834 del 2007, la bibbia dell’agricoltura biologica del vecchio continente. L’italia, che nonostante i casi di frode rimane in Europa a livelli di eccellenza, mastica amaro.
L’emendamento galeotto
È quello mediante il quale in ComAgri la maggioranza dei deputati degli Stati membri si è opposta all’ipotesi di declassamento immediato delle produzioni da biologiche a convenzionali in caso di contaminazioni accidentali da sostanze non autorizzate inclusi i prodotti fitosanitari di origine chimica. La scelta di denunciare la sospetta contaminazione e di ritirare temporaneamente il prodotto dal mercato è affidata all’onestà dell’operatore biologico, quindi entro due mesi l’autorità di controllo dovrebbe effettuare la verifica e l’autorità di controllo ha tempo due mesi per verificare se la contaminazione è effettiva o meno prima di ritirare il prodotto dal mercato. In altre parole: se in un prodotto commercializzato come bio dovesse manifestarsi la presenza di sostanze di sintesi, spetterebbe al produttore segnalarlo, al di là della quantità. La quantità, per il momento, per la UE non è importante, anche se è possibile che dal 2021, dietro input del Parlamento, il regolamento venga dotato delle soglie chieste dai puristi della bioagricoltura. La norma prevista inizialmente disponeva invece, al momento del rilevamento del pesticida, l’immediato blocco della commercializzazione del prodotto come biologico.
Le soglie dei pesticidi in agricoltura biologica
L’Italia da qualche anno ha imboccato una strada che in teoria dovrebbe portare all’agognato “100% biologico”, strada che oggi viene difesa dal ministero e dalle associazioni di categoria della penisola. Nel 2011 un decreto del Mipaaf aveva fissato le soglie per i residui di prodotti fitosanitari, oltre la quale non viene concessa la certificazione bio. Assume due valori diversi: per quanto riguarda i prodotti fitosanitari autorizzati (quelli inseriti nell’allegato II del regolamento 889 del 2008), i limiti massimi di residui (Lmr) sono gli stessi delle produzioni convenzionali, dunque 0,9 mg ogni chilo di prodotto; quanto ai non autorizzati la soglia scende a 0,01, un limite severo che rischia ora di subire un ridimensionamento. Il rischio è in effetti alto: un frutto con residui accidentali vicini a 0,9 potrebbe con la nuova norma essere etichettato come bio. Sino al 2021 l’Italia manterrebbe i suoi standard, ma la riforma non impedisce la circolazione di prodotti provenienti dall’estero.
I nodi della riforma
È stato sinora lungo l’iter della riforma ed è presumibile che la discussione tecnica e politica lo porti oltre giugno, il mese in cui il ministro olandese Van Dam conta di chiudere la partita. I punti più controversi all’esame di Consiglio, Parlamento e Commissione riguardano, oltre l’introduzione di soglie massime per la presenza di sostanze non autorizzate, il mantenimento dei controlli annuali e le norme sui prodotti provenienti da Paesi terzi. Il capitolo controlli potrebbe alla fine vedere soddisfatta la richiesta italiana: si svolgerebbero ogni anno, e non ogni 30 mesi come da proposta.
Le reazioni italiane
Voci di dissenso si sono levate immediate dall’Italia sulla questione fertilizzanti. Confagricoltura ha attaccato “il blocco di Germania, Olanda e Danimarca”, che non avrebbe “interesse a costruire un sistema europeo del biologico, lasciando che questioni importanti, come l’armonizzazione di limiti tecnici di residui, siano stabilite, in modo arbitrario e confuso, dagli innumerevoli enti di certificazione dei loro Paesi”. L’Italia, ricorda l’associazione, “è l’unica nazione europea dove vige una legislazione armonizzata sui residui, fattore di sicurezza e trasparenza per i consumatori”.
Secondo Coldiretti “gli emendamenti approvati snaturano la proposta di regolamento presentata inizialmente dalla Commissione Ue volta ad elevare gli standard di qualità delle produzioni biologiche e fortemente osteggiata, soprattutto, dai paesi nord europei che hanno elevati consumi di tali alimenti e che sono anche forti importatori. Si prospetta, quindi, una revisione della legislazione vigente che porterà ad un abbassamento dei parametri di sicurezza e qualità degli alimenti biologici”. Critico anche il Mipaaf, anche se secondo il ministro Maurizio Martina il regolamento può migliorare: “Sono ottimista, perché in Italia nei prossimi anni investiremo nel biologico 1,5 miliardi di euro, proprio per potenziare un settore dove siamo leader con oltre 52mila operatori”.