La crisi economico-finanziaria scoppiata nel 2008 ha fatto emergere l’esistenza di una divergenza fra l’agire economico e il benessere sociale. Ad accrescere il valore del Pil di un Paese, infatti, sono spesso azioni che non tengono conto del suo progresso sociale, come gli sprechi, le spese militari, le inefficienze…
Trovare un nuovo modello di riferimento, capace di coniugare sviluppo economico, sociale e benessere individuale è una necessità impellente e irrinunciabile.
Può il PIL misurare la qualità di vita di un paese?
Il Prodotto Interno Lordo è il valore monetario totale dei beni e servizi prodotti in un paese in un periodo di tempo, generalmente un anno, e destinati al consumo, agli investimenti privati e pubblici e alle esportazioni nette. Il PIL misura quindi il risultato finale dell’attività produttiva dei residenti di un Paese in un dato periodo. Per gli economisti il PIL ha un’enorme importanza in quanto è l’indicatore principale dell’andamento dell’economia di un paese. Una domanda sorge spontanea: per valutare lo sviluppo sociale e la qualità della vita di un paese, è sufficiente guardare solo alla buona salute della sua economia, se questa viene stabilita esclusivamente sulla base di un rigoroso parametro monetario-economico?
Come si misura il benessere della popolazione?
L’andamento positivo o negativo dell’economia di un paese misurato attraverso il PIL non tiene conto di fattori che sono invece indispensabili per misurare il benessere della popolazione, lo sviluppo sociale e anche quello economico di un paese. Non ci sono indicatori economici per misurare il progresso sociale, il rispetto dei diritti, la distribuzione dei redditi, la qualità della vita e dei servizi pubblici. Un semplice numero positivo o negativo non può dare ragione a questi parametri di valutazione, i quali devono essere misurati tenendo in considerazione indicatori diversi da quelli rigorosamente economici-monetari.
Le cooperative: un modello attento ai bisogni umani
Prestare attenzione alla relazione fra sviluppo economico, sviluppo sociale e benessere individuale è una necessità ancora più urgente alla luce dell’aumento delle differenze sociali e delle diseguaglianze nel mondo contemporaneo. Secondo Pauline Green, presidente dell’International Cooperative Alliance (l’organizzazione internazionale che rappresenta, unisce e promuove il sistema cooperativo in tutto il mondo) le cooperative rappresentano un modello di impresa virtuoso perché promuovono un nuovo modo di fare business, più attento ai bisogni umani e non alla cupidigia (purtroppo, anch’essa umana).
Coniugando economia e valori, le cooperative cercano di creare uguaglianza all’interno, andando incontro alle esigenze dei propri membri, e all’esterno, rilassando il rigido concetto economico di profittabilità e cercando invece di incontrare i bisogni dei consumatori. Certo, anche le cooperative hanno bisogno di un profitto, ma lo fanno promuovendo un’impresa sostenibile attraverso la proprietà comune e la condivisione di responsabilità. Le parole d’ordine per il mondo delle cooperative sono: accountability e sustainability, l’obbligo di rispondere a qualcuno e la sostenibilità.
Le cooperative in Italia
Parlar bene di cooperative in Italia è recentemente diventato difficile. Molte volte, se una cooperativa si comporta in modo illegale – perché corrompe o non rispetta i diritti dei lavoratori – i giornali tendono subito a generalizzare chiamando in causa le cooperative, o il sistema cooperativo, cosa che non farebbero con una società per azioni, per esempio. Che esistano cooperative poco oneste è possibile, che la forma di impresa cooperativa si presti più di altre forme d’impresa al malaffare è invece falso. Quasi tutti i grandi giornali in Italia sono editi da imprenditori privati, e le cooperative sono loro concorrenti ….
L’importanza di una democrazia economica
Tornando all’ accountability e sustainability è interessante sottolineare che le cooperative non si limitano a coniugare democrazia ed efficienza, ma credono che la democrazia sia più efficiente dell’autoritarismo. Credono che il pensiero gerarchico vada sostituito con la responsabilità a rete e con l’orizzontalità dei grafici, quindi con una forma più evoluta di organizzazione aziendale, capace sia di rispettare di più le persone, sia di raggiungere migliori risultati.
Che la democrazia sia più efficiente dell’autoritarismo lo dimostra anche la Storia. Le più grandi e vecchie democrazie del mondo hanno vinto la guerra contro le dittature europee, molte delle quali si presentavano come nuovi modelli di efficienza. Naturalmente anche la democrazia è un valore e una forma sociale che può subire un declino: qualcosa del genere sta accadendo – sia in Italia che in Europa, ad esempio, sempre meno persone vanno a votare – e contemporaneamente pare che aumenti l’incapacità di risolvere i problemi. E’ una correlazione da approfondire: in Occidente declina la democrazia, declina l’economia.