Cosa mangiare a Modena: i nostri consigli

Crescentine o tigelle, piatto tipico della cucina modenese
Cosa mangiare a Modena: un viaggio tra gnocco fritto, tortellini, zampone e aceto balsamico, sapori che raccontano la tradizione della città.

Modena è piazze, botteghe storiche e un centro che ruota attorno al Duomo e alla Torre Ghirlandina, tra strade che conducono al Mercato Albinelli, da sempre punto di riferimento per chi cerca salumi, formaggi e pasta fresca.

Ma la sua storia passa anche attraverso le corti ducali, le officine della Ferrari e le acetaie, dove riposano botti centenarie. La gastronomia è parte del suo DNA, un patrimonio fatto di ricette e ingredienti che hanno un profondo legame con il territorio.

Aceto balsamico degustato con parmigiano reggiano
barbajones/shutterstock

A Modena il pasto inizia con gnocco fritto e tigelle, solitamente serviti con affettati, formaggi e pesto modenese, un condimento a base di lardo e rosmarino. Tra i primi piatti spiccano tortellini e tortelloni. Poi c’è l’aceto balsamico, lasciato invecchiare per anni, essenza del gusto modenese, capace di impreziosire qualsiasi pietanza, dalle più semplici alle più elaborate. Tra i secondi, invece, zampone e cotechino rappresentano la tradizione contadina, serviti con purè, polenta o fagioli.

A chiudere il menù, la torta Barozzi, a base di cioccolato e caffè. Ad accompagnare il tutto un bel Lambrusco. Modena si guarda, si percorre, si vive, ma si comprende davvero solo a tavola.

Tigelle

Le tigelle, sono uno dei “pani” simbolo della cucina modenese. Ma attenzione: il termine tigella indica in realtà le lastre di terracotta un tempo usate per la cottura.

L’impasto, a base di farina, lievito, olio e latte, si cuoce fino a ottenere dischi dorati e fragranti, da gustare con salumi e formaggi locali, come prosciutto, pancetta, salame e stracchino. Perfette anche con carni in umido, come le salsicce, trovano la loro massima espressione con il tradizionale pesto di lardo (pesto modenese o cunza) e Parmigiano Reggiano.

Insieme allo gnocco fritto, le tigelle sono da sempre protagoniste della tavola modenese, preparate per i momenti conviviali e tramandate in famiglia, con piccole varianti negli ingredienti e nei metodi di preparazione.

Gnocco fritto

Cestino di gnocco fritto
barmalini/shutterstock

Un altro pilastro della tradizione modenese è lo gnocco fritto. Con un impasto molto simile, la differenza sta nella lavorazione e nella cottura: invece di essere suddiviso in palline, viene steso, tagliato a quadrati o losanghe e fritto pochi pezzi per volta in olio bollente. La dimensione varia da cucina a cucina, ma il risultato è sempre lo stesso: gonfio, morbido dentro e friabile fuori, perfetto da gustare con salumi e formaggi locali.

Lo gnocco fritto è un’istituzione a Modena, presente in ogni tavola e considerato un vero e proprio sostituto del pane. Si prepara in tutta l’Emilia Romagna, ma con nomi diversi: pinzino a Ferrara, torta fritta a Parma e crescentina a Bologna.

La ricetta è semplicissima: farina, acqua e sale, ma il modo in cui viene servito lo rende unico. Accompagnato da affettati o formaggi, c’è anche chi lo mangia a colazione inzuppato nel caffè o nel latte caldo, secondo un’antica consuetudine modenese che esalta il concetto di non sprecare nulla.

Tortellini e Tortelloni

Quando si parla di tortellini, la storica rivalità tra Modena e Bologna è sempre accesa: entrambe ne rivendicano la paternità e difendono con orgoglio la loro versione.

Piccoli e delicati, i tortellini sono preparati con pasta fresca all’uovo tirata sottilissima e farciti con un ripieno pregiato di carne di vitello e maiale, mortadella, Parmigiano e spezie. Il modo più autentico di gustarli è in brodo di cappone o manzo, come vuole la tradizione di Castelfranco Emilia, dove questa specialità nasce per le festività ma è ormai presente tutto l’anno nei ristoranti modenesi.

Un’altra specialità tipica della zona è il tortellone, una variante più grande e con un ripieno completamente diverso, adatto anche ai vegetariani, a base di ricotta, spinaci e Parmigiano Reggiano. Il condimento più diffuso è burro fuso e salvia, ma non mancano altre versioni, come con ragù. Tra le ricette più apprezzate e tradizionali, però, spicca il tortellone “alla Vecchia Modena“, in cui l’Aceto Balsamico Tradizionale aggiunge un tocco raffinato al Parmigiano, creando un equilibrio di sapori unico.

Cotechino

cotechino
cesarasf/shutterstock

Il cotechino di Modena IGP è uno degli insaccati più rappresentativi della tradizione modenese, tipico del periodo invernale e protagonista delle tavole natalizie. Si prepara con un impasto di carne magra, grasso e cotenna di suino, insaporito con sale, pepe e spezie e insaccato in budello naturale.

Secondo la leggenda, nacque nel Cinquecento alla corte dei Pico della Mirandola (Comune a nord del capoluogo), quando, durante un assedio, si cercò un metodo per conservare la carne di maiale più a lungo. Dal sapore intenso e caratteristico, ha una forma cilindrica e fette compatte di colore roseo con sfumature rosse. Viene servito con lenticchie o fagioli in umido, ma si abbina anche a spinaci al burro con Parmigiano Reggiano o altre verdure invernali.

L’accompagnamento perfetto? Un calice di Lambrusco DOP di Modena, per esaltare al meglio i sapori di questo piatto conviviale e traboccante di storia.

Aceto balsamico (IGP e DOP)

L’Aceto Balsamico di Modena IGP è senza dubbio il condimento più celebre della città, noto per il suo sapore agrodolce equilibrato, il colore bruno intenso e il profumo delicato. Ma come gustarlo al meglio?

Questo prodotto versatile si abbina perfettamente a piatti sia dolci che salati. Qualche goccia può esaltare la semplicità di scaglie di Parmigiano Reggiano, rendere unico un risotto o arricchire carni alla griglia e verdure. Se amate i contrasti, provatelo su fragole fresche, gelato alla crema o cioccolato fondente per un tocco sorprendente. L’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP, invece, segue un processo di invecchiamento più lungo e si degusta puro, a gocce, per assaporarne tutta la complessità aromatica.

In entrambi i casi, si tratta di un condimento che incarna la storia, la cultura e il saper fare di un territorio unico. Se siete a Modena, non potete non assaggiarlo!

Torta Barozzi

torta barozzi
Giancarlo Polacchini/shutterstock

La Torta Barozzi è una delle specialità più amate della provincia e non solo. La sua ricetta originale è segreta ed è custodita dalla Pasticceria Eugenio Gollini di Vignola (Modena). Fu creata alla fine dell’Ottocento dal pasticcere Eugenio Gollini, in omaggio a Jacopo Barozzi, celebre architetto rinascimentale. Gli ingredienti noti sono cioccolato fondente, mandorle, arachidi, uova, burro e zucchero, senza nemmeno un grammo di farina. Tuttavia, chi la assaggia percepisce un retrogusto particolare, forse dato dal caffè o addirittura dai fondi di caffè, anche se la pasticceria Gollini ha sempre smentito questa ipotesi.

L’unico modo per scoprire la verità? Assaggiarla alla fonte, a Vignola, nella storica Pasticceria Eugenio Gollini, dove ancora oggi viene preparata secondo la ricetta originale custodita gelosamente.

Bensone

Il bensone, o belsòn in dialetto modenese, è un dolce secco e antico, tra i più rappresentativi della tradizione locale. La ricetta originale prevede pochi e semplici ingredienti: farina, uova, burro, latte e miele, quest’ultimo poi sostituito con lo zucchero dopo la sua diffusione.

Il bensone è senza farcitura, ma oggi viene proposto in varianti ripiene, spesso con marmellata di amarene brusche di Modena, Nutella o crema allo yogurt. Perfetto a colazione o a merenda, viene anche servito a fine pasto, tagliato a fette e intinto nel Lambrusco Grasparossa, un’usanza tipica che esalta il suo sapore rustico.

Un dolce semplice, ma dal gusto autentico, che racconta la vera cucina modenese.

Lambrusco

Lambrusco
barmalini/shutterstock

Tra le eccellenze modenesi non può mancare il Lambrusco, il vino rosso frizzante che accompagna da sempre la cucina del territorio. Con il suo gusto fresco e fruttato, la leggera spuma e la bassa gradazione alcolica, è il compagno perfetto per i piatti più tipici. A Modena si producono quattro DOC principali: Sorbara, Grasparossa di Castelvetro, Salamino di Santa Croce e Lambrusco di Modena. Ognuna di queste varianti ha caratteristiche uniche, ma tutte mantengono la stessa identità: un vino giovane, vivace e piacevolmente acidulo. Perfetto con gnocco fritto, tigelle, cotechino e zampone, si abbina con facilità ai sapori ricchi della cucina modenese.

Dopo aver scoperto tutti questi piatti tipici, manca solo una domanda: quali hai già assaggiato e quali aggiungeresti alla lista?

 

Immagine in evidenza di: Micaela Fiorellini/shutterstock

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