Mantenere il contatto con la natura, soprattutto per chi vive in una città, è tutt’altro che scontato. Soprattutto, mantenere anche il contatto con i prodotti che nascono dalla terra: l’Italia è un paese essenzialmente agricolo e d’allevamento, ma è sempre più difficile creare un collegamento diretto tra chi produce e chi consuma, a causa di una filiera spesso lunghissima, frammentata e non sempre trasparente. Da dove vengono gli alimenti che consumiamo? Chi li produce? Una start up italiana, chiamata FattorMia, permette a chi lo desidera di portare sempre con sé il proprio angolo di campagna, come scrivono sul sito, e costruire una sorta di fattoria virtuale su misura, mettendo in relazione le persone con aziende agricole virtuose. Come? Lo vediamo subito!
Portare la campagna in città: cos’è FattorMia
Negli ultimi anni, sono spopolati i progetti che cercano di rendere protagonisti di ciò che si mangia i consumatori “adottando” raccolti, agricoltori, mucche e quant’altro. FattorMia cerca di andare oltre. Si tratta di una start up innovativa, fondata sul rispetto della sostenibilità, dell’ecologia e del benessere animale, con due obiettivi precisi: essere un canale diretto tra il mondo urbano e il mondo agricolo e, allo stesso tempo, proteggere e valorizzare uno spazio rurale dove ci si prende cura delle cose autentiche, riscoprendo i valori e i ritmi della natura attraverso scelte consapevoli. Il tutto mantenendo un forte impegno educativo. Non a caso, nel 2022, FattorMia è stata premiata al bando promosso da Regione Lombardia e FLA in merito all’iniziativa “Educazione ambientale e alla sostenibilità”. Si tratta di qualcosa di più del classico portale dove “adottare” qualcosa: è un progetto a tutto tondo di educazione alla sostenibilità ambientale, in stretta collaborazione con aziende agricole – attentamente selezionate – che hanno intrapreso i primi passi verso questa “rivoluzione ambientale”, testimoniando con il proprio impegno che è una strada percorribile, fondata su un rinnovato rapporto tra l’uomo e la natura e sulla consapevolezza che prendersi cura dell’ambiente significa, di conseguenza, anche prendersi cura di se stessi.
Come spiega Maria Sanvito, co-founder di FattorMia, in un’intervista all’Osservatorio Economico e Sociale Riparte l’Italia, questa start up green nasce come luogo che offre un servizio trasversale: si tratta di un portale online capace di dare visibilità al mondo dell’agricoltura e dell’allevamento italiani, facendo rete tra le diverse realtà che operano sul territorio. Da questo punto di partenza, sono state contattate aziende agricole che producono cibi di qualità, con un forte impegno verso la tradizione e la cultura del Paese. Durante questo percorso, sono emerse storie di grande valore, che vanno oltre la semplice qualità del prodotto e rappresentano il patrimonio culturale, tradizionale e paesaggistico italiano.
Come funziona FattorMia?
Come già spiegato, si tratta di un portale digitale a cui chiunque può registrarsi. Non si tratta di “acquistare” singolarmente prodotti come vino o formaggio online, ma di entrare in relazione con le aziende agricole che di questi prodotti si occupano. È possibile dunque “adottare” alberi da frutto, vigne, ulivi, ma anche galline, mucche, pecore, colonie di api, perfino alpaca, dando vita a una fattoria “virtuale” e reale al tempo stesso, prendendosi cura di animali e campi e supportando concretamente il territorio e l’ambiente. Si riceve ovviamente un certificato di adozione e tutti gli aggiornamenti sullo stato di salute di piante e animali; non solo, è possibile visitare la propria “FattorMia” vivendo anche esperienze uniche a seconda del tipo di adozione scelta e, infine, ritirare i prodotti direttamente in azienda o riceverli a casa tramite spedizione.
Le possibilità sono tantissime, grazie a una rete di aziende agricole sparse per tutto il territorio italiano. È possibile ricevere gomitoli di lana di alpaca e visitare l’allevamento, scegliere tra qualità di mele diverse (Renetta, Gala, Crimson, Dalinette, e molte altre) e ricevere succhi e confetture, camminare tra le risaie allagate e farsi spedire bottiglie di olio di riso e i biscotti di Nonno Carlo, oppure conoscere e accudire Elvis, l’asino romagnolo di 10 anni, o la capra Mafaldina che ha una caratteristica che la rende unica, una macchia bianca a forma di cuore proprio sul capo, in mezzo alla fronte. O ancora, adottare piante di Eucalipto ottenendo in cambio miele e tisane o cogliere direttamente dal tuo albero di mirtilli neri i tuoi frutti.
I progetti educativi
Il fattore educativo è uno degli aspetti caratterizzanti del progetto di FattorMia, che si rivolge anche ad aziende e, soprattutto, scuole. Sono tanti i percorsi didattici offerti iscrivendosi alla piattaforma che possono avvicinare studenti di ogni età al mondo rurale, insegnando ai più piccoli cosa significhino parole come “sostenibilità”, “biodiversità” e “benessere animale” non in maniera astratta ma con esempi tangibili. Questa concretezza è fondamentale: attraverso visite e uscite didattiche è possibile insegnare a bambini e ragazzi che la natura ha dei tempi lenti e una sua stagionalità, molto lontani da quelli da “supermercato”, permettendo loro di confrontandosi direttamente con chi si occupa tutti i giorni di quell’animale o di quella pianta. E soprattutto, fa sì che entrino in contatto con quelle aziende che davvero hanno a cuore la tutela ambientale e animale, anche a discapito della produttività immediata: le aziende agricole sono a conduzione biologica e adottano in campo e al di fuori azioni per rispettare l’ambiente e avere meno impatto; gli animali non vengono munti sempre per rispettare la loro salute o vengono invece svezzati naturalmente; le piante spontanee sono preservate per il benessere degli insetti impollinatori a rischio, mentre le galline vengono allevate in libertà. O ancora, un altro aspetto importante è quello della tutela economica e sociale: ad esempio, per quanto riguarda il caffè, filiera spesso poco trasparente e in cui mancano eque retribuzioni, FattorMia ha selezionato solo piccoli produttori africani che collaborano e supportano famiglie di coltivatori.
A questo punto, la domanda sorge spontanea: sareste curiosi di crearvi la vostra “fattoria virtuale”?
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