L’impegno per diminuire l’impatto ecologico della pesca può contare su nuove tecnologie, come la piattaforma Smartfishing, un sistema hardware-software per ridurre tempi e consumi, e SharkGuard, un congegno progettato per evitare le catture accidentali. Ma come funzionano e in che modo si inseriscono nell’ambito dell’evoluzione tecnologica del settore ittico? Dopo aver approfondito le caratteristiche della pesca sostenibile, cercheremo di saperne di più su questi strumenti e sulle loro potenzialità a favore di un settore produttivo in difficoltà e particolarmente colpito dal caro energia.
Smartfishing e la necessità di ottimizzare le risorse investite nella pesca
Negli ultimi anni, tutti i settori produttivi sono stati danneggiati dai rincari dei prodotti petroliferi e delle risorse energetiche in generale. A risentirne maggiormente, però, è stata probabilmente la pesca, in particolare quella di tipo artigianale e operata da singole imbarcazioni o piccole flotte, che per potenzialità economiche e infrastrutturali riesce meno ad ammortizzare il lievitare dei costi. In parallelo, è sempre più urgente la sfida per ridurre l’inquinamento dovuto a questa attività, per una progressiva transizione energetica verso la decarbonizzazione.
Riconoscendo l’importanza di questi temi, a livello nazionale ed europeo, Federpesca, in qualità di partner, ha aderito al progetto “Smartfishing: Remote Monitoring and Predictive Maintenance of Fishing Vessels”. Si tratta di una piattaforma hardware-software, curata da G-nous, da installare a bordo dei pescherecci, che promette di:
- monitorare le imbarcazioni a distanza;
- ottimizzare le attività di pesca e risparmiare tempo;
- ridurre i consumi di carburante;
- ottenere indicazioni predittive sulla manutenzione dei componenti critici dei mezzi.
Questa sintesi concentra anche le esigenze stesse degli operatori della pesca, che desiderano elevare la produttività delle attività, riducendo costi, tempi e spese per le manutenzioni. Per gli armatori e le aziende di pesca, in particolare, il monitoraggio dei parametri dei pescherecci è fondamentale per contenere i rischi economici e ridurre quelli legati alla sicurezza delle operazioni in mare.
Altrettanto significativa è la possibilità di efficientare i viaggi e le rotte di navigazione, con grandi risparmi sul gasolio, anche nel rispetto degli standard di pesca e di consumo di carburante stabiliti dalle autorità. Dal canto loro, le autorità portuali sono interessate a monitorare i parametri delle imbarcazioni, a vantaggio della gestione del traffico marittimo, del controllo delle attività di pesca illegale e degli interventi in caso di emergenza.
Non da ultimo, anche i cantieri e le società di progettazione navale traggono vantaggio dalla possibilità di ottenere informazioni per migliorare le imbarcazioni del futuro sul piano tecnico. Vediamo ora in che modo questi risultati possono essere raggiunti.
Smartfishing: innovazioni tecnologiche a servizio della pesca
La piattaforma Smartfishing combina una vasta gamma di soluzioni tecniche e si avvale anche dell’intelligenza artificiale per fornire un sistema di supporto decisionale (Decision Support System, DSS) completo per armatori e pescatori. Il sistema può prevenire guasti e inefficienze, supportando il lavoro sia a bordo dei pescherecci sia in cantiere. Questo consente anche di monitorare le condizioni della flotta, rilevare i guasti e fornire informazioni in tempo reale sui consumi di carburante e sull’efficienza complessiva delle flotte.
Nello specifico, vengono analizzati molti dati e il sistema è in grado di combinarli con le rilevazioni fornite dai sensori di bordo e dal monitoraggio satellitare, a beneficio della sicurezza dell’equipaggio e della riduzione dei consumi delle barche. Lo stato delle imbarcazioni e le condizioni meteorologiche sono tra i principali parametri analizzati.
Per i fruitori del sistema – armatori, comandanti, pescatori e collaboratori tecnici quali meccanici ed elettricisti – questo supporto può rivelarsi estremamente utile per la gestione e il monitoraggio della flotta peschereccia. La diagnostica, infatti, offre informazioni per ogni singola barca, oltre a un sistema di allerta per prevenire rischi per la sicurezza e rendere le decisioni urgenti più consapevoli. Il sistema, inoltre, aiuta la comunicazione dei pescherecci con i porti, ad esempio con l’avviso di ingresso automatico nell’area portuale. Come le aziende di pesca, quindi, anche le autorità portuali possono trarre vantaggio dalla piattaforma Smartfishing.
SharkGuard: una tecnologia per evitare le catture accidentali
Nell’ambito delle nuove tecnologie per rendere la pesca più efficiente e sostenibile, rientrano anche i progetti per evitare o ridurre al minimo le catture accidentali, quello che nel linguaggio tecnico di settore è chiamato “bycatch”. Questo problema resta probabilmente il danno collaterale più immediato dovuto ai prelievi in mare, negli ultimi anni peraltro sempre più additati a cause del loro impatto ecologico, nonostante gli sforzi per fissare quote di pescato legalmente autorizzate. Al depauperamento dovuto alla pesca intensiva, per quanto regolamentata, si aggiunge quello difficile da stimare della pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, operata in spregio di qualsiasi norma o sensibilità etica e che ovviamente sfugge alla determinazione delle quote pescabili.
In questo quadro già critico per gli stock ittici, la riduzione delle catture accidentali – che interessano anche specie protette e a rischio di estinzione – diventa quindi un impegno di primo piano, al quale la tecnologia offre una sponda decisiva. A essere catturati senza volerlo, durante la pesca professionale, possono essere predatori come squali e razze, specie che per cacciare sfruttano la capacità di percepire le frequenze elettriche emesse dai pesci più piccoli. Questa situazione può verificarsi anche quando esemplari vivi e in frenesia – perché catturati dalle lenze – sono percepiti come facili prede, anche se la presenza degli ami può rivelarsi una trappola letale per i predatori indesiderati. In questo modo, anche la pesca legale risulta assai nociva per i predatori indesiderati e per gli ecosistemi marini nel complesso, peraltro minacciati anche dai cambiamenti climatici e dalla presenza di pesci esotici provenienti da altri mari. Questi esemplari, catturati accidentalmente, diventano così uno scarto da rigettare in mare, senza garanzie di sopravvivenza.
Uno strumento per tenere lontani squali e razze dagli ami
Per evitare lo scenario appena descritto, i ricercatori di SharkGuard hanno sviluppato un dispositivo cilindrico di piccole dimensioni da attaccare ai palamiti o palangari, le lunghissime lenze alle quali ne sono attaccate altre più corte, ognuna dotata di esche e ami. Questo oggetto emette un campo elettrico a corto raggio, che sovrastimola gli organi ricettori di squali e razze, diminuendone sensibilmente la frequenza di interazione con gli ami. Le specie oggetto della pesca, quali tonni e pesci spada, non essendo dotati di questi particolari organi, restano l’unico obiettivo della pesca, che diventa quindi molto più selettiva.
La diffusione di questo strumento su larga scala, perciò, potrebbe ridurre drasticamente il bycatch, ma non mancano i limiti da evidenziare: su tutti, la necessità di sostituire le batterie dei dispositivi ogni 65 ore. Per migliorare questo aspetto sono in corso studi per effettuare la ricarica in mare con tecnologia a induzione, dettaglio non secondario per rendere SharkGuard più performante e attrattivo per i pescatori professionisti.
Sviluppare sistemi anche per altre specie
Le catture accidentali, tuttavia, possono coinvolgere anche altri animali, come ad esempio i delfini, che non di rado restano intrappolati nelle reti. Oltre alla soluzione che sfrutta i campi elettrici, perciò, ne occorrono altre che possano agire in sinergia con più sistemi per tenere lontane specie differenti contemporaneamente. In questo senso, esistono già deterrenti acustici (Acoustic Deterrent Device, ADD) per limitare le catture involontarie nella pesca con reti e nasse di vario tipo. Per i piccoli cetacei, però, è necessario intervenire sulle reti stesse, offrendo vie di fuga in superficie, come lembi mantenuti sollevati da specifici galleggianti.
Per le tartarughe marine, ma non solo, è utile l’impiego di ami circolari, quantomeno per aumentare le possibilità di sopravvivenza post-rilascio. Per gli aggrovigliamenti, che coinvolgono soprattutto i cetacei di dimensioni maggiori, al momento non sono ancora disponibili deterrenti efficaci, anche se sono allo studio sistemi di boe senza cima di ancoraggio e cime in grado di sganciarsi in determinate condizioni di contatto con i grandi mammiferi marini.
Come abbiamo visto, gli impieghi delle tecnologie per rendere la pesca più sostenibile e meno impattante sono molteplici, e tuttora restano aperte diverse sfide alle quali dare risposte. Sia la messa a punto di dispositivi ad hoc sia lo studio di nuovi materiali rappresentano opportunità e speranze per raggiungere l’obiettivo. In questo contesto, anche la legge salvamare approvata in Italia nel 2022 per il recupero di rifiuti al largo – non di rado si tratta proprio di oggetti legati alle attività di pesca, professionale o sportiva – amplia le possibilità di intervento per chi lavora sui pescherecci.
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