In questo articolo, Il Giornale del Cibo vi porta nel “cuore verde d’Italia”, sulle tracce dei birrifici artigianali in Umbria. Lo abbiamo visto con la recente panoramica sui birrifici veneti e, ancora prima, con quelli di Bergamo e provincia: c’è un movimento brassicolo in grande fermento, con tante piccole realtà locali che producono volumi ridotti, ma con una grande attenzione alla qualità. L’Umbria in questo senso non fa certo eccezione, e noi oggi vi porteremo a scoprirlo in un ideale itinerario di gusto.
Birrifici artigianali in Umbria: l’arte brassicola nel “cuore verde d’Italia”
Questa regione è così chiamata per i suoi paesaggi contraddistinti da dolci pendii, dove filari di viti e uliveti si alternano a fitte aree boschive, e vallate con campi a perdita d’occhio, solcate da torrenti e fiumi, il Tevere su tutti, tra le quali s’aprono generosi specchi d’acqua come il Lago Trasimeno. Questa terra fertile vanta anche eccellenze enogastronomiche a tutto campo. Se l’arte norcina esprime alcuni dei migliori salumi d’Italia, la tradizione delle paste fatte in casa non è da meno: i famosi umbricelli (o umbrichelli, a seconda della zona) e la popolare torta al testo ne sono esempio. Senza dimenticare infine i doni del bosco, con alcune tra le più pregiate varietà di funghi e tartufi, e i vini, che hanno nel Sagrantino di Montefalco l’esponente di maggior spicco. Poteva, in tutto questo, non trovare spazio anche la buona birra? La risposta la troverete di seguito, con una rosa di cinque birrifici artigianali umbri che ci sentiamo di consigliarvi.
Caber Beer (Spoleto, PG)
Iniziamo il nostro viaggio da Spoleto, dove ha sede Caber Beer. Si tratta di una realtà a conduzione familiare, come il nome stesso suggerisce: Caber sta, infatti, per Caberlon, cognome dalle origini venete. Renzo Caberlon, il mastro birraio, e i figli Alessio ed Erika sono anima e artefici di tutto quanto viene prodotto qui. Sei le referenze della casa, ispirate a stili consolidati, ma reinterpretati con estro e accuratezza da Renzo. La Caa ’ber, ad esempio, è una golden ale, realizzata però con una miscela di malti di grano e d’orzo e con l’aggiunta di fiocchi d’orzo stesso, per una birra beverina e amabile, piacevolmente fruttata. Sempre sul genere è la 24 Carati: una belgian strong ale strutturata, per via delle cinque varietà d’orzo impiegate, e dal volume alcolico più sostenuto (7%). Generosamente maltata è anche la Marte, una belgian dark strong ale ambrata – da cui il nome, ispirato al “pianeta rosso” – che porta al palato sentori tostati e sfumature di frutta zuccherina. La Secondo Me è, invece, una imperial stout, quindi scura, con un cappello di schiuma compatto e pannoso, intrisa dei tipici aromi di cioccolato, caffè e liquirizia. Completano la gamma la Loop, american pale ale dall’impatto semplice e immediato, fresca, di facile beva, con l’amaro del luppolo in evidenza, e la Radicale 200, caratterizzata dall’impiego dei fiori di canapa, per un risultato in perfetto equilibrio tra impronta erbacea e note fruttate. Da sempre sensibile al tema dell’ecosostenibilità, con impianti produttivi alimentati da fonti rinnovabili (solare termico e fotovoltaico), dal 2020 Caber ha compiuto un’ulteriore svolta, avviando la coltivazione di orzo distico. Un primo passo verso la conversione a birrificio agricolo, che produce cioè a partire da materie prime autoprodotte, a riprova di come legame con la terra sia elemento imprescindibile per la famiglia Caberlon.
Fabbrica della Birra Perugia (Torgiano, PG)
Ecco una realtà che si porta dietro un importante pezzo di storia, a testimonianza dell’insospettabile legame tra l’arte brassicola la città di Perugia. Una storia che riporta al 1875, anno in cui il giovane birraio Ferdinando Sanvico rileva il piccolo impianto produttivo di una donna di Innsbruck, da anni dedita alla produzione di birra nel capoluogo umbro. Nasce così la Società Anonima Fabbrica della Birra Perugia, con lo storico birrificio sito nell’attuale via Bartolo. Nel corso degli anni poi Birra Perugia è stata acquisita da un gruppo industriale del settore, che l’ha portata in una direzione diversa dalle origini, fino al totale declino. Ma proprio il ritrovamento di alcune vecchie stampe dell’epoca d’oro di questo marchio hanno ispirato i due giovani perugini Antonio Bocco e Matteo Natalini, che ne rimangono così fortemente suggestionati da trarne ispirazione per un sogno: quello di ridare vita alla Fabbrica della Birra. Fondamentale, in questo senso, l’incontro con Luana Meola, cilentana d’origine ma formatasi al CERB, il Centro Ricerca per l’Eccellenza della Birra dell’Università di Perugia. Nel 2013 inizia così la nuova vita del marchio Birra Perugia, con una produzione che conta oggi su una linea classica e una linea creativa.
La classica comprende la Golden Ale, birra ad alta fermentazione d’ispirazione anglosassone, che abbina grande bevibilità a profumi e note floreali, la American Red Ale, un’ambrata molto corposa, in cui emerge il potere amaricante del luppolo, e la Chocolate Porter, una scura dalla straordinaria avvolgenza, il cui tocco di genio è dato dall’impiego di granella di cacao Arriba National a fine fermentazione. La linea creativa conta, invece, su sette referenze, tra le quali spiccano la Suburbia, English Ale luppolata e balsamica, realizzata in sinergia col birrificio emiliano Toccalmatto, la Panamanà, frutto della collaborazione col birrificio panamense La Rana Dorada e caratterizzata dall’impiego di caffé Geisha, che contribuisce a renderla densa e avvolgente, con note di torrefazione in evidenza, e la Calibro 7. Quest’ultima è il vero fiore all’occhiello di Birra Perugia, il prodotto più rappresentativo, che ne sintetizza al meglio la filosofia di base, ovvero la maniacale ricerca di equilibrio nel gusto: freschezza, finezza e grande bevibilità sono la cifra stilistica di una american pale ale che conta sull’apporto di 7 diverse varietà di luppolo (da qui il nome Calibro 7) e su un generoso dry hopping.
I numerosi riconoscimenti ottenuti, tra cui quello di Birrificio dell’Anno 2016 al concorso indetto da Unionbirrai, hanno portato, nel 2019, alla nascita del nuovo stabilimento di Torgiano. Qui oggi hanno sede l’impianto produzione, dove a Luana Meola si affianca l’esperienza dell’altro mastro birraio Luca Maestrini, e la tap room: uno spazio ricavato all’ingresso del birrificio, con vista sugli impianti di produzione e con la possibilità di assaggiare direttamente alla spina le birre proposte a rotazione.
Birra dell’Eremo (Assisi, PG)
Ci spostiamo ora ad Assisi, sulle tracce di un birrificio nato dalla volontà e dallo spirito visionario di una giovane coppia. Enrico e Geltrude sono, infatti, i coniugi cofondatori di un progetto partito ufficialmente nel 2012 col nome di Birra dell’Eremo. Nel piccolo laboratorio, ricavato nei locali di un’ex fabbrica di materassi, hanno avuto luogo le prime sperimentazioni, frutto soprattutto della competenza di Enrico, laureato in biotecnologie agrarie e ambientali all’Università di Perugia. L’attitudine alla continua ricerca delle migliori materie prime e lo studio delle tecniche per esaltarne le caratteristiche gustative l’hanno ispirato sin dalle prime cotte. Oggi Birra dell’Eremo è una consolidata realtà, che vanta una gamma produttiva capace di abbracciare molti dei principali stili birrai. La linea Core Range, ad esempio, include la Nobile, golden ale dall’impatto olfattivo molto agrumato ma con un finale sorprendentemente maltato, la Fiera, una IPA capace di soddisfare gli amanti del luppolo, la Terra, una chocolate stout, con schiuma generosa e compatta e corpo pieno e avvolgente, dove i sentori di caffè e liquirizia ti prendono subito per mano e ti conducono fino all’ultimo sorso, e la Saggia, un’elegante blanche leggera, beverina e piacevolmente agrumata. Tra queste vale la pena citare infine la Lunatica, una berliner weisse, che si caratterizza per la generosa profusione di lamponi e che è stata recentemente premiata al concorso Birra dell’Anno indetto da Unionbirrai. La linea Riserva è, invece, dedicata alla fusione tra l’universo brassicolo e quello enologico. Un’importante percentuale di mosto d’uva viene impiegata nel processo produttivo, dando luogo a birre dalla gradazione alcolica più sostenuta e con un carattere ben definito, a seconda della varietà di vitigno e delle tecniche di maturazione cui viene sottoposto. Se la Genesi si distingue per la vivacità, che la rende una birra spumante, la Madra è un’ambrata dalle dolci sensazioni di frutti rossi: merito del sapiente uso di uva Sangiovese e della collaborazione con l’enologo toscano Giacomo Baraldo. Chiude il capitolo la Selva, italian grape ale a base di mosto fresco di Sauvignon Blanc, che regala note olfattive piacevolmente fruttate e un impatto in bocca secco e asciutto, capace di conquistare numerosi premi, tra cui la medaglia d’oro all’European Beer Star 2019 nella categoria “Fruit Beer”. A completare la proposta, le birre in lattina, concepite sia nell’ottica di minimizzare l’impatto ambientale, grazie a un materiale riciclabile all’infinito, sia per i vantaggi che comporta nella fase di lavorazione (tutta in assenza di ossigeno) e in quella di conservazione del prodotto, meglio riparato dalla luce.
Birrificio dei Perugini (Montefalco, PG)
Montefalco è un comune della provincia sud di Perugia particolarmente noto, oltre che per far parte dei Borghi più belli d’Italia, per la sua produzione vinicola. Il suo nome è, infatti, associato a quello di due grandi classici come il Montefalco Rosso DOC e soprattutto il Sagrantino di Montefalco DOCG. In una terra a così importante vocazione vinicola ha ancora più valore l’impresa dei fratelli Angelo e Andrea Perugini, che proprio qui, dal 2012, producono ottima birra artigianale, per la maggiora parte a partire dall’orzo distico coltivato in proprio. A ispirarli l’incontro col mastro birraio tedesco Thomas Bereiter, da cui hanno ereditato le conoscenze tecniche e gli impianti produttivi. Nel corso degli anni il birrificio dei fratelli Perugini ha saputo farsi conoscere e apprezzare grazie soprattutto alla cura nella selezione delle materie prime e al rispetto dei tempi richiesti dalle varie fasi di lavorazione. Alla base non c’è l’ansia di produrre in quantità, ma solo il piacere e il desiderio di offrire un’esperienza gustativa che non si dimentica. Tra le referenze classiche troviamo la Santachiara, in omaggio alla patrona di Montefalco, una pale ale corposa e al contempo di facile beva, amabile e con un accenno d’amaro sul finale, la Sanpietro, citrus ale leggera e agrumata, e la Santalucia, ispirata allo stile blanche, caratterizzata dall’utilizzo del malto di frumento e dalla nota acidula che ne accompagna la freschezza beverina. La gamma delle speciali invece include, tra le altre, la Santemiliano, IPA col luppolo protagonista assoluto, la Alzabove, una belgian ale prodotta con l’acqua delle sorgenti di Rasiglia, ambrata e avvolgente come una carezza di malto, e l’ottima Santommaso, una porter color ebano dalle marcate note torrefatte, da cui emergono sentori di cioccolato e frutta secca. Non si può fare a meno di citare, infine, la Santamaria, birra alla canapa dell’alta valle del Menotre, frutto della collaborazione con l’azienda agricola “Il Castello del Sole”, la Santino, una grape ale realizzata con mosto d’uva Sagrantino, omaggio alla vocazione vinicola del territorio, e la Scolastica. Quest’ultima rappresenta un unicum: dedicata all’area di Norcia, gravemente colpita dagli eventi sismici del 2016, prevede tra gli ingredienti il suo prodotto simbolo, la lenticchia. Ne risulta una birra dal colore ramato, corposa e sostenuta da un piacevole bouquet fruttato.
Bastian Birraio (Perugia)
L’ultima tappa del nostro viaggio tra i birrifici artigianali umbri ci porta nel cuore della città capoluogo. È da qui, all’interno di storici locali trecenteschi, che affonda le sue radici il progetto Bastian Birraio. In questo caso possiamo parlare a pieno titolo di microbirrificio, dal momento che la produzione è concentrata in piccoli lotti e la distribuzione avviene in gran parte attraverso la vendita diretta. Anima e artefici di questa singolare realtà sono due amici, Alessandro e Sergio, che gestiscono l’intero processo produttivo e si occupano anche della promozione. La gamma produttiva contempla la Manigolda, una golden ale leggera e agrumata, che regala sensazioni fruttate, la Redenta, omaggio allo stile irish red ale, che si regge sull’equilibrio tra le note biscottate del malto e una luppolatura sempre presente ma mai invasiva, la Esaltata, english strong ale strutturata, in cui si avverte una forte impronta maltosa sapientemente contrastata dal retrogusto amaro, e la Prheferita, gioco di parole che rivela l’ispirazione allo stile hefe weizen, per una birra dal colore paglierino torbido e con un generoso cappello di schiuma a spalancare le porte verso un’aromaticità fruttata e richiami di chiodi di garofano e la Alternatipa, una IPA corposa e avvolgente, con sentori di frutta tropicale e spezie ad arricchire l’impronta amaricante del luppolo. Completano l’offerta la Pacifipa, ambrata caratterizzata dall’utilizzo di una miscela di luppoli d’area pacifica (Giappone, Nuova Zelanda, Australia e USA) e la Sahtirica. Ispirata alla Festa dei Barbari di Castel Rigone, tradizionale rievocazione storica delle invasioni barbariche a opera di Goti e Bizantini, e prodotta con l’utilizzo di malti finlandesi a lenta essiccazione e di bacche di ginepro, si caratterizza per il colore ambrato, il cappello di schiuma persistente e compatto, velatamente rosato, e un gusto prevalentemente maltato, sostenuto dall’importante tenore alcolico.
Dopo avervi volentieri accompagnato sulle tracce dei birrifici artigianali in Umbria, siamo ora curiosi di sapere la vostra. Quale delle realtà che vi abbiamo illustrato saresti curiosi di visitare?