Birra artigianale in Friuli-Venezia Giulia: 5 birrifici da scoprire

birrifici artigianali friulani

 

La geografia del Friuli-Venezia Giulia non si caratterizza “soltanto” per le vette dolomitiche, per i dolci colli solcati da filari di viti e per il mare che bagna la costa: scopriremo insieme che qui scorrono copiosi anche fiumi di buona birra. Sulla scorta di quanto fatto per le realtà venete dedite alla produzione brassicola basata su un’attenta selezione delle materie prime e sul rispetto dei tempi di lavorazione, che contraddistinguono il metodo artigianale, vi porteremo quindi a conoscere i birrifici artigianali friulani che, secondo noi, meritano una visita.

Birrifici artigianali friulani: 5 realtà da provare in una terra di eccellenze gastronomiche 

Stretta tra Austria, Slovenia e Veneto e bagnata a sud dalle acque del Mare Adriatico, il Friuli-Venezia Giulia è una terra di confine. E come spesso accade, le influenze di altre culture si integrano a quelle locali, contribuendo a creare nuove contaminazioni. È così anche in ambito enogastronomico, come dimostrano piatti quali, ad esempio, il gulash e il Koch de Gries, dolce tipico soprattutto di Trieste, le cui origini riconducono all’impero austro-ungarico. Ci sono però delle specialità prettamente locali, che sono simbolo di questa regione. A partire dal prosciutto San Daniele DOP, tra le eccellenze italiane in fatto di salumi. Il Friuli-Venezia Giulia è noto, inoltre, per essere una regione del “buon bere”, con una varietà di vitigni autoctoni da cui si producono Picolit, Lison, Ramandolo e Rosazzo, ovvero le quattro DOCG regionali in fatto di vini, cui si aggiungono tutta una serie di DOC, tra cui spicca il Prosecco. All’ombra delle etichette protagonista della scena enologica, c’è però anche un nutrito movimento di realtà che si distinguono in ambito birrario. È proprio su questo che vogliamo concentrarci, portandovi a scoprire cinque birrifici artigianali del Friuli Venezia Giulia che fanno delle materie prime di qualità e del rispetto dei tempi di lavorazione le parole d’ordine.

Birrificio di Naon (Porcia, PN)

Naon birrificio
© Birrificio Naon

Il nostro navigare su fiumi di buona birra ci porta sulle sponde del Noncello, il corso d’acqua su cui è sorta la città di Pordenone, a ridosso della quale troviamo Porcia, sede del Birrificio di Naon. Una realtà creata da Paolo Costalonga, che nasce dalla volontà di unire la passione per l’arte birraia al legame col territorio, portando avanti una tradizione brassicola rappresentata, in passato, da aziende come il Birrificio di Pordenone. E per farlo si è scelto di puntare su materie prime del territorio, a partire dall’orzo distico e dal luppolo, elementi cardine di ogni birra prodotta qui, che sono approvvigionati da piccole attività locali. La gamma di Naon prevede sei tipologie di birra e va a toccare diversi stili. La Cinquantino, ad esempio, è una blond ale molto beverina, in cui il potere amaricante del luppolo viene smorzato dall’utilizzo di fiocchi di mais cinquantino, una varietà autoctona di gran pregio. La Ambria, invece, è una ambrata dal moderato tenore alcolico (5,5%), in cui a piacevoli note tostate e caramellate fa da contraltare un finale resinoso. La Blecs rende omaggio allo stile american brown ale, col tipico aroma di torrefazione protagonista, reinterpretato però con una ricetta che prevede l’uso del grano saraceno e la speziatura del cumino. Completano il catalogo la Coglians 5, una IPA dal profilo aromatico impreziosito dall’infusione di bacche di ginepro, la Medunia, una lager luppolata e con sentori agrumati, fresca e dissetante, e l’ottima Rorai Blanc, ispirata allo stile blanche, avvolgente e amabile al palato, col sapiente utilizzo della salvia sclarea a conferirle una nota delicata che è come una carezza.

Anche la sede del birrificio è frutto di una precisa scelta filosofica, quella di rispettare il territorio, evitando il consumo di suolo. Ecco perché si è optato per la riqualificazione di un vecchio edificio dismesso, all’interno del quale si concentra l’intera produzione e dove trova spazio anche il beer-pub, luogo di covivialità, dove si possono degustare le birre alla spina accompagnandole a specialità della cucina locale. Oltre a essere spaccio aziendale con vendita diretta, il beer-pub ospita spesso eventi e iniziative culturali: non solo visite guidate alla scoperta della realtà produttiva, ma anche mostre di arte visiva e proiezione di film e corti selezionati da un apposito gruppo di lavoro chiamato Na On Art.

Birrificio Gjulia (San Pietro al Natisone, UD)

gjulia birrificio
© Birrificio Gjulia

Siamo a San Pietro al Natisone, piccolo comune nella provincia orientale di Udine, a pochi chilometri dal confine di stato con la Slovenia. È qui che ha preso forma il progetto dei fratelli Marco e Massimo Zorzettig, che nel 2012 hanno deciso di dare continuità alla vocazione agricola di famiglia attraverso la produzione di birra agricola. Così è nata birra Gjulia, il cui logo è la rosa dei venti e simboleggia la volontà di non perdere mai di vista i punti cardinali della tradizione contadina, pur continuando a evolversi. Se da un lato, infatti, le materie prime impiegate sono un inno alla territorialità, con l’acqua cristallina del Monte Mia, cui si aggiungono orzo e luppolo in gran parte coltivati in proprio, dall’altro c’è grande attenzione alla sostenibilità ambientale, con l’ampio ricorso a fonti rinnovabili per alimentare i processi produttivi.

 

Per quanto riguarda le birre, ci sono le quattro classiche, ispirate ai quattro punti cardinali. La Nord è una bionda ad alta fermentazione dal corpo leggero e di facile beva; la Sud è, invece, una scura, corposa e vellutata, in cui spiccano sentori di caffé e liquirizia. Cambiando rotta, passiamo alla Ovest, un’ambrata dal carattere complesso, che regala note amabili di caramello contrastate da un finale con accenni amari. Infine, la Est: una weiss dal gusto complesso ed elegante, impreziosita dall’impiego di frumento autoprodotto. A queste si aggiunge una rosa di birre speciali, tra cui la Nostrana, che si distingue per essere realizzata con malto d’orzo e luppolo da agricoltura biologica, la Ioi, gluten free, e soprattutto la Ribò. Quest’ultima è il prodotto di punta della casa e sintetizza al meglio la doppia anima della famiglia Zorzettig, da un lato mastri birrai, dall’altro produttori vinicoli. La Ribò è, infatti, una birra cui, nella fase di pre-imbottigliamento, viene aggiunto un 5% del mosto di Ribolla Gialla Alturis (il marchio dell’azienda di famiglia). Ne risultano un colore giallo oro e soprattutto un bouquet di profumi erbacei, che evolvono poi verso il fruttato, con sentori di albicocca e pesca matura.

Zahre Beer (Sauris di Sopra, UD)

zahre beer
© Zahre Beer

Risaliamo ora sino al cuore delle Alpi Carniche, che caratterizzano l’area nord della provincia di Udine. Qui, a Sauris di Sopra, in Val Lumiei, c’è un’intera comunità dedita alla promozione del proprio patrimonio enogastronomico, contribuendo a valorizzare ulteriormente un territorio dal fascino unico, con paesaggi incontaminati e borghi tradizionali dove il tempo sembra essersi fermato. In questo contesto, a 1400 metri d’altitudine, ha preso forma il sogno di Sandro e Massimo Petris, ovvero trasformare la passione per la birra artigianale in un prodotto unico, capace di raccontare la terra in cui sono nati e vivono.

Nasce così Zahre Beer, dall’antico nome di Sauris (Zahre, appunto), che dal 1999 produce birra a partire dall’orzo coltivato in proprio, distinguendosi come una delle realtà pioniere nel genere. Oggi la vocazione è la stessa degli inizi, arricchita però dalla continua ricerca di punti di miglioramento, attraverso il perfezionamento delle ricette e il confronto con mastri birrai italiani ed esteri. La gamma produttiva conta su sei tipologie, a partire dalla Pilsen, classica bionda in stile lager, dal corpo leggero e l’aroma piacevolmente fruttato. La Rossa Vienna, come il nome stesso suggerisce, è un’ambrata in cui protagonista è il malto d’orzo, che conferisce struttura e rilascia le sue caratteristiche note tostate. La Poan Beer è, invece, un chiaro omaggio allo stile stout: scura, intensa sia nel corpo che nell’aroma, con sentori liquorosi e un forte retrogusto di cacao. Si passa poi alla Ouber Zahre, ambrata dal gusto intenso e fruttato, ispirata alle american pale ale, alla Affumicata, che si caratterizza per l’affumicatura del malto, per poi concludere con la Canapa, una chiara su base pils contraddistinta dall’utilizzo di foglie e fiori di canapa Carmagnola. A queste si aggiunge, infine, la Weiß, una limited edition che si rifà allo stile weiss, quindi con base di frumento, per una birra dall’aspetto giallo paglierino, schiuma densa e persistente, corpo leggero e aroma delicato, con una nota acidula sul finale.

Birrificio Zago (Chions, PN)

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© Birrificio Zago

Torniamo nella provincia di Pordenone, nella parte più a sud, in un’area ricca di corsi d’acqua, dove sorge il comune di Chions. A Villotta, frazione in cui ha sede l’amministrazione comunale, troviamo il Birrificio Zago. Si tratta di un vero e proprio birrificio agricolo, che copre cioè l’intera filiera produttiva. La lavorazione brassicola si basa, infatti, su orzo distico e luppoli (cinque diverse varietà) coltivati nei campi della vicina Taiedo. La produzione conta su due linee, denominate Agricole e Venezia, per un totale di dodici referenze. Le Agricole sono le prime nate in casa Zago e comprendono la Bianca, stile blanche, con generoso cappello di schiuma, morbida al primo impatto per poi rivelare un’accentuata frizzantezza, l’Italiana, chiara, leggera e di facile beva, la Golden Ale, dorata e dal sentore amabile, la Ipa, che si distingue per l’intensa impronta erbacea data da un blend di luppoli diversi. Si sale quindi di gradazione, con la Strong Ale (7%), dal colore ramato, schiuma generosa e compatta e un forte sentore maltato, e la Scotch Ale, una 8 gradi alcolici, scura, in cui emergono note di caffè tostato. Nel 2019 è stata inoltre inaugurata la linea “Exclusive Selection – Venezia”, che si rivolge principalmente al canale Horeca. Prodotti di punta sono la Hoppy Blond Ale e la Hoppy Red Ale, entrambe prodotte con la tecnica dei luppoli in dry-hopping, che hanno poi ispirato anche le altre quattro: Black Ipa, Blanche Ipa, Superior Ipa e l’ottima Pale Ale, un’ambrata in cui dominano sentori e profumi biscottati dovuti al mix di malti utilizzati e sapientemente bilanciati da un richiamo finale di luppolo.

Birrificio Garlatti Costa (Forgaria nel Friuli, UD)

© Birrificio Garlatti Costa

L’ultima tappa ci porta a ovest di Udine, in un’area collinare aldilà del fiume Tagliamento direttamente confinante con la provincia di Pordenone. Siamo a Flagogna, frazione di Forgaria nel Friuli, dove dal 2012 si produce la birra Garlatti Costa. Passione birraria e sperimentazione continua sono gli elementi da cui tutto è nato e cresciuto, fino a conoscere, nel 2014, un ulteriore salto di qualità, con l’avvio dell’azienda agricola, dalla quale proviene l’orzo usato nel processo produttivo. Altra materia prima fondamentale è l’acqua, che qui in Val d’Arzino scorre limpida e incontaminata.

La gamma produttiva, piuttosto varia e articolata, si esprime in tre linee: classiche, funky e speciali. Le classiche si ispirano allo stile belga, reinterpretato però in chiave nostrana, e contemplano sei birre, tra cui la Opalita, una blanche torbida e dal generoso cappello di schiuma, in cui frumento e segale completano il profilo cerealicolo del malto d’orzo, la Orzobruno, scura e tostata, con accenni di caffé e cioccolato, ma con un finale che vira verso l’amaro, la Lupus, chiara e supportata da un ricco bouquet di profumi floreali e fruttati, preludio all’impronta amaricante del luppolo, e la Liquidambra, dal colore ramato e retta su un sapiente equilibrio tra le iniziali note dolci del malto e un finale secco e luppolato. A queste si aggiungono la Orodorzo e la Rudolph, che si distinguono per l’utilizzo di zucchero candito a dare corpo e struttura e per il volume alcolico piuttosto sostenuto (rispettivamente 9% e 10%). La linea Funky è stata invece concepita con l’idea di far incontrare lo stile classico belga, anima della casa, con ispirazioni di tipo anglosassone. Il risultato ha portato a quattro birre: la SeM, una blanche IPA speziata e dal finale resinoso e luppolato; la Refrain, fresca, leggera (solo 4% di volume alcolico) e piacevolmente agrumata; la JaB, una belgian porter, con note di caffè; la Slap, una pale ale piuttosto corposa, dove l’abbrivio amabile del malto sfuma gradualmente a introdurre la risalita amara del luppolo. Infine, le Speciali: birre stagionali, frutto della collaborazione con altre realtà locali o create per occasioni speciali, come nel caso della Flag, una keller pils con profumi floreali e sentori erbacei, molto beverina, creata per l’inaugurazione del birrificio e riproposta a ogni evento o festa in cui la birra Garlatti Costa è presente.

Questo è dunque lo spaccato del panorama dei birrifici artigianali del Friuli Venezia Giulia che abbiamo voluto proporvi. Da dove vi piacerebbe iniziare il vostro viaggio gustativo?

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