di Giuseppe Biscari (Peppe57).
Il Nero d’Avola, è un vitigno di uve rosse tra i più noti della produzione autoctona siciliana. Originariamente il vitigno fu importato dai greci durante la loro presenza nell’isola, da loro deriva anche il tipo di coltivazione delle viti a bassa ceppaia, impiantato tipicamente a spalliera o ad alberello.
Il Nero d’Avola è noto anche comeCalabrese o Calabrese d’Avola, e – a dispetto del suo nome che sembra suggerire una provenienza dalla Calabria – il Calabrese è presente quasi esclusivamente in Sicilia. Il nome di “Calabrese” gli deriva dall’antica Casata dei Calabrese originaria di Modica e che estendeva i suoi terreni dalla città della Contea sino ad Avola e che ne aveva curato la coltivazione in via quasi esclusiva.
Il territorio, quindi, nel quale il Nero d’Avola affonda le proprie radici coincide soprattutto con l’attuale comune di Avola, in provincia di Siracusa, con testimonianze della sua presenza che risalgono al XV secolo. In particolare, questo territorio si avvantaggia di un clima mite anche d’inverno dovuto in parte alla morfologia dei Monti Iblei, che fanno da scudo contro i venti di tramontana e di maestrale. Pertanto questo territorio, per la maggior parte pianeggiante ed in minor parte collinare, riesce a garantire una eccezionale produzione, sia in termini qualitativi sia in termini quantitativi.
In passato il vino prodotto con uve Nero d’Avola era presente su tutte le tavole siciliane ed era apprezzato sia per il suo sapore, sia per la sua robustezza. Già a fine ‘800 il territorio in cui ancora oggi si produce il Nero d’Avola si è esteso alle campagne delle città limitrofe ad Avola. Noto, Rosolini, Pachino, Ispica, Modica fin poi ad arrivare nel territorio della città di Vittoria. Ed infatti, prima della ristrutturazione viticola del 1955-60, una delle zone in cui era divisa la Sicilia vinicola era denominata del Nero d’Avola e del Frappato ed il territorio coincideva, appunto, con le province di Siracusa e Ragusa. A partire del 1960 la produzione di uve Nero d’Avola cominciò ad interessare le zone della provincia di Caltanissetta e Trapani (1968).
Generalizzando – a seconda della zona siciliana di produzione – possiamo individuare alcune caratteristiche distintive all’interno della produzione stessa. Nella Sicilia occidentale si ottengono vini con maggiori concentrazione, spigolosità e aggressività; nella Sicilia centrale (per lo più la provincia di Caltanissetta) si ottengono vini con una più decisa percezione di frutti rossi, mentre nella Sicilia orientale (le province di Siracusa e Ragusa, appunto) troviamo vini caratterizzati da una maggior raffinatezza e con sentori di frutta secca.
Fino a pochi decenni or sono la gran parte del vino prodotto da uve Nero d’Avola veniva quasi esclusivamente utilizzato per tagliare vini medio-leggeri come il Merlot e il Cabernet Sauvignon, ma anche per tagliare alcuni tra i più blasonati vini francesi. Questo vino aveva quindi solo un utilizzo limitato al taglio ed un mercato ristretto praticamente soltanto a quei produttori di vino che intendevano conferire al loro vino rotondità e corposità. Solo una piccolissima parte veniva bevuto in purezza e con un utilizzo prevalentemente casalingo. A partire da un decennio a questa parte, le qualità organolettiche dei i vini prodotti con le uve Nero d’Avola vengono riscoperte. Si comincia così a vinificare in purezza, mentre continua, comunque, il suo utilizzo come vino da taglio.
Oggi i vini prodotti con uve Nero d’Avola sono esportati in tutto il mondo conferendo loro qualità e robustezza. Questi vini sono tipicamente vini forti e corposi. Proprio a causa della sua robustezza, il vitigno viene generalmente unito ad altri più leggeri; un esempio in questo senso è il Cerasuolo di Vittoria DOCG (titolo alcolometrico 13%) ricavato dal connubio tra Nero d’Avola (in percentuale fino al 60%) e Frappato.
Quanto più un vino contiene alte percentuali di Nero d’Avola, tanto più questo avrà un carattere forte e deciso. Troviamo, infatti, il Nero d’Avola come componente di diversi vini DOC e IGT sia come protagonista unico sia come vino da taglio: l’Eloro, il Cerasuolo di Vittoria, il Bivongi, lo Sciacca, il S. Margherita Belice, il Contea di Sclafani, il Delia Nivonelli, il Sambuca di Sicilia, il Contessa Entellina, l’Alcamo rosso, solo per ricordarne alcuni senza indicare particolari etichette.
Recentemente molti produttori si sono attivati per produrre vini unendo il Nero d’Avola ad altri vitigni di sapore più internazionale e sono nati così connubi, come Nero d’Avola-Syrah (altro vitigno di cui si hanno tracce in Sicilia già dai tempi della colonizzazione fenicia), Nero d’Avola-Cabernet Sauvignon, Nero d’Avola-Merlot, con risultati davvero eleganti e sorprendenti. Ma anche la vinificazione in purezza del Nero d’Avola ha prodotto risultati eccellenti, oggi apprezzati anche in campo internazionale, le cui caratteristiche organolettiche sono veramente sorprendenti.
Il Nero d’Avola puro presenta:
- Colore: rosso ciliegia o rubino;
- Profumo: tipico vinoso, con sentori di frutta;
- Sapore: asciutto, leggermente acido, rotondo, caldo e corposo.
Il Nero d’Avola vinificato in purezza va, poi, servito rigorosamente a temperatura ambiente abbinandolo a Carni rosse e/o arrostite e grigliate a formaggi robusti quali il pecorino pepato, il caciocavallo ragusano, sia semi stagionato che stagionato, con la cacciagione ed in particolare con il Coniglio in agrodolce. È ottimo pure accompagnato al Tonno alla griglia. Il Nero d’Avola puro è stato quindi – seppur con ritardo – nuovamente apprezzato assurgendo in tal modo agli onori delle tavole e – dato sicuramente non indifferente – dei mercati anche internazionali.