Anice

anice

di LunaB.

Entrando in un’erboristeria alla ricerca di un coadiuvante naturale alla cura dei miei ormai affezionati problemi di colite, mi sono imbattuta, un giorno, in una scatoletta di capsule a base di un prodotto dal nome allegro e spumeggiante: Pimpinella!
Sulla scatola verde bosco è raffigurato un rametto con fiorellini bianchi mossi dal vento. Da lì, è nata una vera e propria passione per questo aroma, naturalmente nella sua versione più originale e meno sfruttata, il cui nome botanico completo è “Pimpinella Anisum”. Per la simpatica e accattivante denominazione, per il profumo intenso, per il giovamento effettivo personalmente riscontrato, alle lunghe e laboriose digestioni anche di un frugale e bilanciatissimo pasto nei periodi di somatizzazione massima, quando la colite si risveglia a nuova vita!

Del resto si ha notizia che anche nell’antica Roma e poi nel Medioevo, tempi in cui i pasti erano tutt’altro che sani e bilanciati, si usasse masticare a lungo semi di anice per favorire la digestione dopo i sontuosi pasti e le abbondanti libagioni. Di origini antichissime ma incerte (probabilmente derivato dall’Estremo oriente, ma secondo alcuni invece dal Medio Oriente), l’anice è un’erbacea della famiglia delle Ombrellifere (la stessa delle carote!), che viene coltivata in zone dal clima caldo.
L’aroma caratteristico e inconfondibile di questa pianta deriva da un olio essenziale da essa prodotto, l’anetolo, contenuto nei semi di colore giallo-verde che si raccolgono a fine estate. Per la verità, autorevoli pareri specificano che i semi sono in realtà frutti, chiamati impropriamente nell’altro modo…

L’anice, contrariamente al destino di quasi tutte le spezie che è quello di essere soggette a periodi di grande popolarità, seguiti da altri di quasi totale abbandono, è passata indenne attraverso le mode e gli umori dei gastronomi delle diverse epoche. Dalle antiche ricette di Apicio (stravagante e misterioso personaggio dell’antica Roma), alle odierne preparazioni gastronomiche, trovando largo impiego un po’ in tutti i settori culinari: dalle minestre, ai piatti di pesce, al pollame, agli ortaggi, ai dolci. A livello internazionale il massimo della valorizzazione l’anice lo trova nei liquori, entrando in larga misura in alcolici di grande fama come l’ouzo greco, il raki turco, l’arrack arabo. Senza dimenticare naturalmente i prodotti nostrani come la Sambuca e l’Anicione di Finale Emilia. I semi di finocchio, il cumino dei prati e l’anice stellato hanno proprietà aromatiche simili a quelle dell’anice e proprio perché così “simili” bisogna fare attenzione a non confonderli utilizzandoli l’uno per l’altro!

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