Corona Extra

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di Alex Castelli.

Ha più di ottant’anni e uno spirito giovane. È la Corona Extra, la birralager light messicana più venduta al mondo, in assoluto la più bevuta in Messico e Stati Uniti. Il suo slogan è “Corona Extra, the ultimate party beer”, che vuol dire all’incirca “la birra regina delle feste”. Infatti si presenta come una birra giovane, dinamica e festosa e spopola nei pub, nelle discoteche e nei bar frequentati da giovani e giovanissimi.

È una birra leggera da bere in comitiva, con una schiuma sottile ed evanescente e una gradazione alcolica media (4,6%). La temperatura ideale per gustarla è compresa fra i cinque e i sette gradi. Il gusto è gradevole e delicato, con note fruttate appena accennate e il luppolo che quasi non si sente. Ha un colore giallo paglierino dorato e chiaro perfettamente visibile dalla bottiglia, il cui vetro è quasi del tutto trasparente, a parte l’etichetta. Può essere bevuta da sola come drink dissetante, oppure come aperitivo, accompagnata da frutta secca e stuzzichini salati. È anche adatta ad accompagnare la pizza.

Bere una Corona non significa solo dissetarsi, ma anche tenere in mano una bottiglia dal design raffinato e attraente, condividere un’esperienza di consumo giovane e soprattutto continuare una sorta di rito di consumo. È un classico infatti berla direttamente dalla bottiglia con una fettina di lime (o, in mancanza, di limone) inserita nel collo. In questo modo il gusto ne viene ulteriormente rinfrescato. Alcuni usano anche cospargere la bocca della bottiglia con del sale fino, che darà alla Corona un gusto particolare appoggiandovi le labbra.

Questa sua diffusione capillare tra i giovani di tutto il mondo è anche il frutto di sapienti campagne di comunicazione che hanno legato e legano la Corona Extra a eventi sportivi, musicali e spettacolari connotati da caratteri di gioventù, di stili di vita alternativi, di dinamismo e di rifiuto delle regole. Inoltre la casa produttrice sta lanciando in molte nazioni del mondo i Corona bar, locali a tema caraibico basati sul brand Corona. Lo stile è confermato anche dal sito web della casa messicana, che sin dalla home page si presenta come un sito colorato, pieno di vita e movimento, e informa i suoi visitatori degli eventi in programma. Come il “Movida Corona”, un evento musicale, che si tiene in 70 nazioni diverse di tre continenti, a base di musica latina, ritmi caldi e, ovviamente, birra Corona. O i “Kickoff party” nelle città tedesche, una serie di eventi legati ai mondiali di calcio di Germania 2006.

Se proprio non avete voglia di berla direttamente dalla bottiglia, il bicchiere consigliato per la Corona Extra è alto e slanciato. Se poi volete gustarla in un cocktail messicano, allora ecco la ricetta della Michelada, che in Messico si ordina nei ristoranti col nome completo di “michelada preparada”. Pare che il nome derivi dalla espressione “dame mi chela helada”, cioè dammi la mia birra ghiacciata. Occorrono: birra Corona Extra, tequila, il succo di un limone, sale, pepe, tabasco, salsa perrins (o Worchester) e ghiaccio. Cospargete col sale i bordi di un boccale da birra ghiacciato. Sul fondo mettete un dito di tequila, il succo di limone, un pizzico di sale e uno di pepe, qualche goccia di tabasco e qualcuna di salsa perrins. Aggiungete due cubetti di ghiaccio, la birra Corona, mescolate e… buona bevuta! Dovrebbe essere molto dissetante, malgrado il sale e le altre spezie usate potrebbero far pensare diversamente. Provate per credere.

La Corona Extra è l’unica birra esportata praticamente in tutto il mondo che viene prodotta esclusivamente nel suo paese d’origine. Le altre, infatti, hanno sedi di produzione dislocate in varie nazioni. Fondata a Città del Messico nel 1925, la casa produttrice della Corona Extra è la birreria Modelo. Oggi possiede in Messico sconfinate piantagioni di cereali e produce da sé anche il vetro delle bottiglie, grazie al controllo su alcune miniere di silicio. In Italia la Corona Extra è stata importata dal genovese Pietro Biscaldi, cui si deve la diffusione del marchio anche fra i giovani di casa nostra. La sua diffusione nel mondo invece è dovuta all’alleanza commerciale della birreria Modelo con Anheuser-Busch, colosso statunitense proprietario del marchio Budweiser.

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