Giornale del cibo

73° Mostra del Cinema di Venezia: le nostre considerazioni sui film in gara

Ha vinto il regista filippino Lav Diaz con un film di quasi quattro ore “The woman who left”. Naturalmente molti si sono chiesti, anche questa volta, perché a Venezia vincano spesso opere difficili e con poca distribuzione.  Io rispondo sempre che Venezia è una mostra dell’arte cinematografica, non solo una mostra commerciale. Segnala tendenze, innovazioni, sguardi cui non siamo abituati: ma che potrebbero riguardarci in futuro.

the woman who left

È accaduto tante volte: pensiamo, per esempio agli impressionisti. Le prime mostre non furono capite, ma ben presto quella poetica diventò popolare. E continua ad accadere oggi, ce ne accorgiamo frequentando le biennali d’arte. In queste occasioni si anticipano le estetiche che trasformeranno  le nostre esistenze; e, di conseguenza, i cambiamenti nel campo dell’etica.

Gli altri premi sono andati, con sapiente dosaggio del presidente della giuria Sam Mendes, sia a film commerciali che a opere innovative che ad alcune audaci (e fischiate) prove d’autore. Vediamo.

I film della 73° Mostra del Cinema di Venezia

Chi andrei a vedere quest’autunno: consigliatissimi

I film holliwoodiani, senz’altro. “La la Land”, un musical imperdibile (premio alla miglior attrice Emma Stone) di Damien Chazelle. Il remake dei “Magnifici Sette” di Antoine Fuqua con Denzel Washington nella parte che fu di Yul Brinner.  Il patinato “Nocturnal Animals” (gran premio della giuria) di Tom Ford. Film dai quali si esce allegri o commossi e per alcuni aspetti arricchiti di punti di vista sul mondo originali. Da non perdere anche “Orecchie” di Alessandro Aronadio, Premio Giornale del cibo di quest’anno. Divertente ma profondo allo stesso tempo, un film che aiuta a rispondere alla domanda “come si fa a essere felici in un mondo come questo?”

Restando sui film italiani raccomando il divertente, grottesco e a tratti incredibile docu-film sull’esorcismo “Liberami” di Federica di Giacomo (premio sezione Orizzonti). Spero abbia una buona distribuzione, se lo vedete nei cartelloni non lasciatevelo scappare.

Poco o per nulla premiati ma mi sono piaciuti

“Jakie”, di Pablo Larrain, sui primi quattro giorni di Jacqueline Lee Bouvier dopo l’omicidio di John Kennedy, ha avuto il premio per la sceneggiatura ma meritava di più. “El ciudadano illustre” di Mariano Chon ha avuto il premio al miglior attore, Oscar Martinez, ma tutto il film è di grande qualità. “Paradise” di Andrei Konchalovsky meritava il premio alla miglior regia in solitaria e non ex equo con il brutto “La Region Salvaje”.

Non so se avranno distribuzione ma meriterebbero

“Through the wall”, dell’israeliana Rama Burshtein e “King of the Belgian” di Peter Brosens, due opere magistrali per leggerezza e profondità. E i documentari “Austerlitz”, sulla follia del turismo, “American Anarchist” su un libro che purtroppo ha fatto molte vittime e “I called Him Morgan” su un grande trombettista jazz assassinato dalla moglie. Opere che continuano la felice stagione dei film documentaristici, sempre più interessanti.

Io amo molto il regista Emir Kusturica e quindi non ho mancato la proiezione di “On the milky road”. Mentre lo guardavo capivo che non era all’altezza dei film precedenti, ma l’ho visto fino alla fine, e lo rivedrei.

Stroncature?

Chi sono io per criticare? E in effetti è proprio così, quasi tutte le opere meritano sempre rispetto, e mi guardo bene in genere dalle stroncature. Dirò allora di alcuni film che non ho visto fino alla fine, probabilmente non li ho capiti: “La Rejon Salvaje”, “The bad batch”,  “Spira Mirabilis”, “Voyage of time: life’s journey”.

Non sono uscito prima da “The light between oceans” con Michael Fassbender e Alica Vikander. Ma è un tale polpettone…

Il Filo rosso delle tematiche

Oltre al red carpet c’è quasi sempre, alle mostre dell’arte cinematografica di Venezia, anche  un filo rosso di temi, atmosfere, valori, visioni del futuro. Del ritorno di Dio in molti hanno già detto. In modi diversi quest’anno la Religione è tornata protagonista, quasi sia rimasta una delle poche riserve di senso disponibili oggi.

Oltre ai temi della Fede e del Dubbio io ho visto scorrere sugli schermi anche un’altra nostalgia: quella per il mondo pretecnologico. Tante storie sono state ambientate un momento prima di internet e dei telefonini. Anche da registi giovani. O, se contemporanee, con poco internet e pochi telefonini. L’umano sembra più umano: guardare bene per credere!

 

 

Fonte immagini: facebook.com/Labiennaledivenezia

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