Dopo aver brindato a suon di bollicine e scoperto l’affascinante mondo dei vini in anfora, con questo itinerario a spasso per l’Emilia Romagna parte il nostro viaggio alla ricerca delle migliori etichette di vini naturali. Nati con l’intento di assecondare il terreno con vigneti in posizioni vocate, senza additivi o processi tecnologici invasivi, i vini naturali sono frutto di una vera e propria filosofia del vino.
L’ingrediente è segreto per ogni vignaiuolo, ma alla base di ciascuna bottiglia ci sono competenza e creatività artigiana. La curiosità era troppa e non potevamo non indagare anche il mondo passionale dei vini naturali per capirne il valore e conoscere le storie dei produttori. Ecco allora quali sono secondo noi le migliori cantine di vini naturali in Emilia Romagna.
Vini Naturali: 6 Cantine Emiliano-Romagnole che abbiamo visitato per voi
Azienda La Stoppa
Sui declivi della val Trebbiola, in provincia di Piacenza, si trovano i vigneti dell’azienda La Stoppa curati e amati da Elena Pantaleoni. Alcune etichette sono legate alle uve autoctone, la Malvasia di Candia Aromatica, la Barbera e la Bonarda, altre a vitigni storicamente presenti come il Cabernet Sauvignon, il Merlot e il Semillon. Il fiore all’occhiello è l’Ageno, orange wine dedicato al precedente proprietario dell’azienda, mix di Malvasia di Candia Aromatica, Ortrugo e Trebbiano. Un bianco particolare, ottima bevibilità. Se chiudete gli occhi dopo aver mangiato un tris di formaggi stagionati vi sembrerà un rosso corposo.
Azienda Agricola Cà de Noci
“Un buon silenzio mancato è un sorso non capito”. Così inizia la storia dell’azienda Cà de Noci a Quattro Castelle (Reggio Emilia), dove i fratelli Masini da soli 5 ettari hanno ridato vita alle più antiche varietà reggiane come la Spergola, il Malbo gentile, il Lambrusco di Montericco e la Sgavetta. Proprio dalla Sgavetta nasce una bottiglia eccellente: Termarina, un vino fruttato, corposo e rinfrescante.
Azienda Quarticello
Nel cuore dell’Emilia, precisamente a Montecchio (Reggio Emilia) c’è l’azienda Quarticello di Roberto Maestri. Il vino più emozionante è sicuramente Nero Maestri, Lambrusco rifermentato in bottiglia: nero corvino, legato in modo indissolubile al suo territorio, che si respira dal primo contatto col bicchiere. Frizzante freddo, profumo intenso. Da gustare con formaggi e grigliata di carne.
Orsi Vigneto San Vito
L’esperienza più entusiasmante tra terroir bolognese e calice passa dal Pignoletto di Orsi Vigneto San Vito a Monteveglio (Bo). In questo Pignoletto si respira un compendio vegetale e agrumato, un bouquet floreale che proietta come in un film direttamente sui colli bolognesi. L’abbinamento ideale è con piatti leggeri e primaverili, verdure di stagione e formaggi delicati. Il progetto di Federico Orsi e Carola Pallavicino di rivitalizzazione dei vini bolognesi è decisamente riuscito.
Erioli Vini
L’altra faccia del Pignoletto la regala Giorgio Erioli, che ama definirsi “artigiano e poeta del vino”. Dalla sua azienda a Valsamoggia (Bo) nasce Badianum, Pignoletto classico che racconta la bolognesità e la porta in tavola, sposato a pane tostato, olio, origano e squaquerone. Un vino da una grande anima, profumo di frutti estivi e retrogusto dolce dalla spiccata freschezza. Un vero nettare degli dei.
Vigne di San Lorenzo
Scendendo verso la Romagna concludiamo il nostro viaggio nelle Vigne di San Lorenzo a Brisighella (Ravenna), dove un mancato psicologo si è donato alla terra. Tra le sue poche bottiglie destinate al mercato emiliano e giapponese (complice la moglie dagli occhi a mandorla) spicca Campiume, 100% Sangiovese. È un vino altamente emozionale, caldo e sincero, straordinario per struttura e complessità.
Ora tocca a voi, avete altri vini naturali da suggerirci?