Ogni anno in ottobre Ferrara ospita il Festival di giornalismo organizzato dal settimanale “Internazionale”, un weekend di incontri, dibattiti, workshop, laboratori, spettacoli e proiezioni con giornalisti e grandi ospiti provenienti da tutto il mondo. Si tratta di un appuntamento con i grandi temi dell’attualità italiana e internazionale, dove non mancano approfondimenti su economia, lavoro, cultura e cibo.
Nell’anno di Expo, il cibo non potrà che diventare protagonista anche a Ferrara di molte occasioni di dialogo e dibattito, un’opportunità in linea con gli obiettivi di CIR Food, che da sempre, accanto alla sua attività principale incentrata sull’offerta di servizi di qualità per la ristorazione collettiva, ricerca occasioni di diffusione e promozione della cultura gastronomica. Per questi motivi, CIR Food vuole essere presente a Ferrara durante il Festival con una serie di iniziative attorno al tema della ristorazione collettiva e, mentre si stanno delineando i dettagli della partecipazione, abbiamo incontrato il direttore e fondatore di Internazionale, Giovanni De Mauro, e con lui abbiamo provato a conoscere la rivista un po’ più da vicino.
Intervista a Giovanni De Mauro, direttore e fondatore di «Internazionale»
Da più di vent’anni, ogni settimana, «Internazionale» permette ai lettori italiani – ai piùcuriosi e interessati a guardare ‘oltre il giardino di casa’ – di sintonizzarsi con il mondo. La rivista è un unicum nel panorama editoriale italiano e la sua formula, che si basa principalmente su contributi acquisiti dalla stampa estera, è risultata vincente nel tempo. «The New Yorker», «The Guardian», «The Sunday Times», «Le Monde», «El Paìs», «Süddeutsche Zeitung», «Die Zeit», «Neue Zürcher Zeitung», «Pùblico» sono solo alcune fra le sue più autorevoli fonti, ma non mancano voci indipendenti come i russi «Ezednevnij Zurnal» e «Slon», o gli asiatici «The Asian Pacific Journal» e «Shidai Zhoubao», né mancano spazi di approfondimento provenienti da riviste di settore come il «New Scientist» per la scienza o il «London Review of Books» che si occupa di letteratura e libri. Come nasce un’idea editoriale di questo tipo? Come funziona la sua redazione e la sua rete di collaboratori e giornalisti? Quali le sfide affrontate e quali ancora da affrontare nell’era della comunicazione digitale?
Lei è fondatore della Rivista che dirige dal 1993. Com’è nata l’idea di una formula di informazione così originale e innovativa, basata in gran parte su contributi di altri giornali?
Giovanni De Mauro: “L’idea è nata molto semplicemente scoprendo per caso il nostro ‘cugino’ d’oltralpe, il «Courrier International», che usciva già da qualche anno in Francia. Ho subito pensato che poteva essere interessante e utile creare un giornale simile anche in Italia e con un gruppo di amici ci abbiamo provato: abbiamo creato un numero 0, un progetto, un business plan e, infine, abbiamo cercato dei finanziatori. Trovato il finanziatore, il progetto è partito…”
Com’è cambiata la rivista nel corso di questi vent’anni, che hanno visto delle profonde trasformazioni nel linguaggio dei diversi media?
G.D.M.: “La trasformazione più importante e significativa di questi ultimi vent’anni è stata sicuramente la nascita, lo sviluppo e la successiva diffusione di internet. Quando la rivista è nata, nel 1993, internet sostanzialmente non esisteva e l’e-mail era uno strumento usato solo nelle grandi università statunitensi ed europee. Niente web. Si è trattato di una vera e propria rivoluzione per i lettori e per il giornalismo. Ha completamente trasformato il modo in cui vengono fatti, distribuiti e diffusi i giornali, il modo in cui lettori e giornalisti possono raccogliere e confrontare notizie. In questo senso è stata una trasformazione molto profonda”.
«Internazionale» riesce a raccogliere e pubblicare articoli da tutto il mondo. Come avviene la scelta dei temi? Ci sono dei servizi o degli articoli che, col senno di poi, avrebbe preferito non aver pubblicato?
G.D.M.: “I criteri che usiamo per la scelta dei temi da pubblicare sono sostanzialmente simili a quelli adottati da altri giornali più tradizionali. Nella scelta intervengono motivazioni sia oggettive che soggettive. Naturalmente le notizie di attualità di maggiore rilevanza fanno parte delle scelte oggettive: è chiaro che in questo caso ce ne occupiamo riservando eventualmente all’argomento anche la copertina. Gli articoli non strettamente legati all’attualità e provenienti dalla stampa straniera sono invece scelti in primo luogo dai nostri collaboratori ed editori. Significa che chi ha letto il pezzo lo ha trovato interessante, sorprendente, nuovo, seguendo un criterio soggettivo o, potremmo dire, più ‘capriccioso’.
Per quanto riguarda ‘il senno di poi’ devo dire in tutta onestà che non ci sono servizi o articoli che vorrei non aver pubblicato. Forse ci sono stati a volte degli articoli più ‘deboli’, ma nessuno che io consideri un errore dal punto di vista della pubblicazione. Nessuno, per fortuna, rispetto al quale io abbia particolari rimpianti. Questo non significa che tutto quello che abbiamo pubblicato sia perfetto o esente da critiche, ma non c’è stato niente di così grave o radicale da farmene pentire. Forse avrei voluto fare tutto in modo un po’ diverso, ma questo credo faccia parte della natura umana”.
L’importanza della traduzione e le difficoltà e le limitazioni nel dover riportare fedelmente in un’altra lingua un articolo firmato.
G.D.M.: “Come è facile immaginare, una rivista che si avvale prevalentemente di articoli provenienti dalla stampa straniera deve necessariamente riservare una particolare attenzione alla traduzione, garantendo fedeltà al testo originale senza togliere nulla alla scorrevolezza dell’articolo in italiano e alla coerenza interna tra un articolo e l’altro. Per questo abbiamo in redazione dei copy editor che si occupano esclusivamente di questo, delle figure professionali abbastanza inusuali nelle redazioni della stampa italiana.”
Mentre i quotidiani hanno solitamente dei settimanali di approfondimento, «Internazionale» ha un sito che potrebbe essere inteso come la versione quotidiana di un settimanale. Internazionale.it, soprattutto nella sua nuova versione, non è semplicemente una trasposizione ‘digitale’ della rivista…
G.D.M.: “Abbiamo pubblicato il nuovo sito alla fine di ottobre ed è un po’ presto per tirare somme e bilanci. Certo possiamo già valutare i dati del traffico, ma il successo di un sito non si basa solo su questo. Il nostro obiettivo è quello di fornire una versione quotidiana della rivista e stiamo cercando di stabilire un rapporto tra web e carta stampata che non sia solo di cannibalizzazione reciproca, ma piuttosto di complementarietà e di integrazione. É una sorta di numero 0, un esperimento che facciamo dal vivo cercando di raccogliere suggerimenti, reazioni, feedback da parte dei lettori che ci seguono”.
Che rapporto ha, come giornalista e come web citizen, con i social network?
G.D.M.: “Nel privato uso molto Facebook e WhatsApp, mentre Twitter e altri social network sono per me principalmente delle fonti di informazione, dei giornali che ‘sfoglio’. Rispetto ad un loro uso attivo sono fra quelli che credono si possa fare bene solo una cosa alla volta. Ammiro chi riesce a twittare, stare su Facebook, scrivere editoriali, partecipare ad una conferenza, dirigere un giornale, andare in televisione, e fare tutte queste cose bene. Io non ci riesco. Passo già molto tempo davanti al computer senza dovermi porre il problema di essere su Twitter e di esserci nel modo migliore, più efficace e più corretto possibile. In senso generale non credo che internet e i social network abbiamo cambiato in modo determinante il ruolo dei giornalisti. Sono semplicemente degli strumenti in più per accedere alle notizie, a patto che li si utilizzi bene e si verifichino le fonti.”
Ogni settimana «Internazionale» ci permette di sintonizzare la nostra percezione del mondo, ma qual è secondo lei in questo momento la percezione che il mondo ha dell’Italia dal punto di vista politico e sociale?
G.D.M.: “É molto difficile dire che percezione abbia il mondo del nostro Paese senza cadere in generalizzazioni e preferisco non inoltrarmi in spiacevoli semplificazioni. Posso dire però che l’immagine dell’Italia riflessa dalla stampa straniera è in questo momento molto sfaccettata e diversa da giornale a giornale e da giornalista a giornalista. É difficile riassumerla in un’unica frase o colorazione. Rispetto a qualche anno fa manca sicuramente un elemento di forte accentramento dell’attenzione, quale può essere stata, in positivo o in negativo, la figura di Berlusconi.”
Expo 2015, pur tra mille polemiche ed eterni ritardi l’Esposizione ha aperto le sue porte al mondo. Un grande evento globale e una scommessa per l’Italia. Che idea si è fatto di Expo e come viene visto e commentato dai media stranieri?
G.D.M.: “I giornali stanno ancora cercando di capire a fondo l’evento. Non ho finora letto servizi accattivanti che andassero oltre la semplice cronaca”.
Il cibo, protagonista dell’Esposizione milanese e anche del nostro portale di cultura e informazione sull’alimentazione. Quali sono oggi i temi più attuali e più necessari in relazione al cibo? Qual è invece il suo rapporto personale con il cibo?
G.D.M.: “Mi coglie impreparato, non sono un esperto sull’argomento. Il mio rapporto personale con il cibo è piuttosto ordinario: non ho preferenze tra carne e pesce, mi piace andare al ristorante e cenare a casa con gli amici; cucino ma mi piace che qualcuno cucini per me. Mi spiace, ma sono piuttosto grigio in questo senso.”