5 Cose da non fare se invitate a Cena un Barese

invitare a cena un barese

Considerando che i baresi hanno colonizzato il mondo, arriverà di certo nella vostra vita il momento in cui vi ritroverete a doverne invitare uno a cena. Meglio allora arrivare preparati, dal sopataue al limongello, e sapere a cosa andate incontro. Anche perché il barese non è certo uno che le manda a dire e se qualcosa non sarà di suo gradimento ve lo farà capire con un semplice “e ci jè”. Se invece la cena sarà apprezzata, lo sentirete esclamare solo moooh. E un mooohhh vale più di mille parole.

Ecco per voi un breve promemoria sulle cinque cose da non fare se invitate a cena un barese.

Invitare a cena un Barese: 5 cose da non fare

1. Bari caput mundi

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Se avete invitato a cena un barese, in quella serata per voi Bari sarà la città più bella del mondo. A dimostrazione di quanto il barese esalta la sua città tenete a mente questo modo di dire: “se Parigi teneva il mare era una piccola Bari”.

Solo i baresi possono parlare male di Bari. Sentitevi però liberi di parlare male sia di Lecce che dei leccesi, data la nota rivalità tra le due città. Avete presente quanto detto nell’articolo sull’invitare a cena un salentino? Ecco, con un barese vale l’opposto. E, venendo al capitolo orecchiette, ricordate che quelle originali made in Bari (e quindi in Puglia, per estensione) sono con le cimederape e guai se non c’è l’alisce sfritte.

2. Non badate alla forma ma alla sostanza

invitare a cena un barese

 

Lasciate stare le sperimentazioni e le porzioncine da nouvelle cousine: se volete giocare agli chef stellati il barese non è il commensaleche fa per voi. A tavola viene fuori il cozzalo che è dentro a ogni barese: può sedersi a tavola in giacca e cravatta ma, cannarute com’è, arriverà a fine pasto con la tentazione di sbottonare anche la cintura… Ma insieme alla cozzalaggine, contraddistingue il barese anche l’amore per i dettagli, dettagli invisibili al resto degli italiani. È qui che vi giocate il suo apprezzamento: sui dettagli e sulle dimensioni.

3. L’antipasto è il momento degli allievi

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Non stiamo parlando di un corso di cucina (sebbene qualsiasi nonna barese possa ‘mbararvi un sacco di cose), ma degli allievi che si mangiano. Non sapete cosa sono? Già partite male. Gli allievi sono delle seppioline da mangiare rigorosamente crude e che, insieme a aliscette calamariidde, meroske, pulperizze, rizze e u ccrute (cioè il crudo che sta a indicare tutti i frutti di mare), rappresentano gli antipasti di pesce irrinunciabili per i baresi.

 Ovviamente tutto va consumato crudo. Visto il loro amore per il pesce crudo, state pensando di cimentarvi in una cena giapponese? Lasciate stare: il barese vi ricorderà che: Il sushi? Lo hanno invendato a Bari. Solo che a Bari il polpo va schiumato!

4. La scarpetta si fa con il pane di Altamura

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Badate che non manchi mai il pane in tavola. Non uno qualsiasi, ma il Pane di Altamura, ideale per fare la scarpetta nel sugo con le brasciole (attenzione, non chiamatele braciole). Non pensate di andare dal fornaio e prendere due rosette: il pane si compra a chili, anche perché quello buono (leggi quello di Altamura) si conserva anche per una settimana.

Lo sconcerto assale il barese, quando entra in panifici estranei alla cultura del pane che si snoda tra Bari e Altamura. Il pane non profuma, è già secco, la mollica si sbriciola, la crosta non è fragrante, non sa di nulla, non ha sale, non ha un’anima. Meglio non continuare.

5. Santifica la focaccia barese e la Peroni

Che lo stiate invitando a cena, a pranzo, a merenda, ma anche a colazione, fate trovare a un barese un pezzo di focaccia barese e lo farete felice. Non aspettatevi tuttavia apprezzamenti, perché, pur non lasciandone neppure un pezzo, ci terrà a dire che quella fatta da sua nonna, sua mamma o sua zia è migliore.

Non crediate, infatti, che di focaccia barese ne esista solo una: spessore, dimensioni, forma, condimento, impasto variano da panificio a panificio, da famiglia a famiglia e sono oggetto di discussioni appassionate o all’occorrenza di liti familiari.

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E non dimenticate di accompagnare tutto con il “peroncino. Cos’è il peroncino? È una Peroni da 33 cl, da non sostituire in nessun caso con l’equivalente birra Raffo, patrimonio delle tifoserie del Taranto. Una Raffo offerta a un barese è praticamente una sfida a duello. Evitate ogni riferimento al fatto che la Peroni se la sono comprata i giapponesi: la Peroni l’hanno inventata i baresi e stop.

Post scriptum: So bene che dopo aver letto l’articolo starete gridando allo scandalo o, se non siete così melodrammatici, come minimo vi starete chiedendo: “Come può una salentina scrivere un articolo sulle cose da non fare se invitate a cena un barese, soprattutto dopo aver scritto un articolo sulle cose da non fare se invitate a cena un salentino e aver scritto che la seconda cosa da non fare se invitate a cena un salentino è parlare di Bari?” e ve lo state chiedendo tutto d’un fiato. Ebbene vado ad elencare le mie referenze. Oltre ad aver vissuto a Bari per due mesi della mia vita e aver avuto modo di assaggiare i panzerotti fritti di Di Cosimo, per la redazione di questo articolo mi sono valsa dell’aiuto di due cari amici: Floriana, che di baresi a cena ne ha tantissimi visto che lavora nella cucina del Windigo Saloon di Bari, e di un barese doc che, per modestia o per omertà, preferisce rimanere anonimo.

Non vi eravate neppure accorti che l’articolo è stato scritto da una salentina? Ah… bene… allora come non detto.

Meee, ancora qua state? Andate a condividere!

 

Fonte immagine in evidenza: ollirg / Shutterstock.com

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