La fame nel mondo interessa 815 milioni di persone e dopo una costante diminuzione durata circa 10 anni, per la prima volta torna a crescere; questo è quanto emerge dal rapporto FAO 2017 (riferito all’anno 2016) sulla sicurezza alimentare nel mondo.
Ciò che più impressiona, tra i numerosi dati riportati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, è il numero delle persone che non hanno accesso al cibo o non a sufficienza, confrontato con la consapevolezza che al mondo c’è cibo per tutti (o meglio, ci sarebbe!) e che, parallelamente, insieme alle persone che soffrono la fame, crescono anche adulti e bambini obesi o in sovrappeso.
Si tratta di elementi che meritano un’attenta riflessione e nuove risposte, sia da parte degli “addetti ai lavori”, come avverrà sabato a Internazionale a Ferrara all’incontro su “Cibo di cittadinanza”, sia da parte di tutti i cittadini, chiamati a contribuire, per lo meno, alla lotta allo spreco alimentare.
Vediamo, allora, quali sono gli aspetti più rilevanti identificati nel rapporto FAO 2017 sullo stato della sicurezza alimentare e nutrizione nel mondo.
Fame nel mondo: in crescita dopo 10 anni
Una delle sfide più importanti e difficili che il mondo deve affrontare è come assicurare un accesso al cibo che soddisfi le necessità nutrizionali di una popolazione globale che nel 2050 raggiungerà i 10 miliardi di persone. L’obiettivo, che voleva essere raggiunto nel 2030, sembra ad oggi difficilmente realizzabile, perché la fame nel mondo sta crescendo, dopo un decennio, e lascia senza cibo l’11% della popolazione mondiale.
Conflitti e catastrofi naturali le principali cause
Il rapporto FAO 2017 identifica alcune zone del mondo in cui si può parlare di vera e propria carestia, a danno delle popolazioni rurali. La situazione della sicurezza alimentare, infatti, è notevolmente peggiorata, soprattutto in alcune parti dell’Africa sub-sahariana, dell’Asia meridionale e occidentale. Si tratta della Colombia, del Libano, della Siria, del Sud Sudan e di paesi che stanno attraversando conflitti, come Yemen, Nigeria e Somalia: tra chi non ha sufficiente accesso al cibo nel mondo, infatti, 489 milioni sono persone che vivono in zone di guerra.
Oltre ai conflitti, tra le cause principali dell’insicurezza alimentare, emerge che in alcune zone la malnutrizione è aggravata da siccità, inondazioni e altri fenomeni legati al cambiamento del clima.
Fame e sviluppo del bambino
815 milioni di persone che soffrono la fame nel mondo, è un numero impressionante, che emerge come uno schiaffo in faccia nella nostra società dove lo spreco alimentare ogni anno raggiunge 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, che viene buttato. Questo colpisce ancora di più se si pensa che 155 milioni di bambini sotto i 5 anni soffrono di problemi della crescita per via del cibo insufficiente.
Tuttavia, i tassi di arresto della crescita tra i bambini, che comprendono la compromissione delle capacità cognitive, lo scarso rendimento scolastico e la morte per infezioni, dovuti a forme di malnutrizione, stanno globalmente diminuendo, anche se rimangono elevati in gran parte dell’Africa.
Allattamento al seno
Anche l’allattamento esclusivo al seno almeno per i primi 6 mesi di vita del neonato, come raccomandato dall’OMS, è un elemento analizzato dalla FAO in relazione alla sicurezza alimentare. Infatti, il latte materno è unico, specifico per il proprio bambino e ricco di preziosi nutrienti, ideali per le sue esigenze nutritive e di sviluppo. Rispetto a questa pratica, pur essendo aumentato in molti paesi, rimane al di sotto dei livelli desiderati.
I paradossi della malnutrizione
La malnutrizione, tuttavia, non riguarda solo la mancanza di cibo, ma significa anche troppo cibo, per cui il nuovo rapporto FAO evidenzia come in alcune regioni del mondo coesistano obesità (infantile e degli adulti) e denutrizione.
Infatti, i bambini in sovrappeso nel mondo sono circa 41 milioni e il dato è in crescita, abbastanza uniformemente, mentre crescono anche gli adulti obesi: 600 milioni, pari al 13% della popolazione mondiale.
Fame nel mondo: pace e sovranità alimentare per combatterla
Il Direttore generale della FAO, José Graziano da Silvia, sottolinea che “la pace è ovviamente la chiave per porre fine a queste crisi, ma non possiamo attendere la pace per agire. È estremamente importante assicurare che queste persone abbiano le condizioni per continuare a produrre il proprio cibo. Le popolazioni contadine non possono essere lasciate indietro, in particolare giovani e donne”.
Sovranità alimentare e accesso al cibo
Il diritto dei popoli a produrre, in maniera sostenibile, gli alimenti necessari e culturalmente adatti, al proprio sostentamento, ha molto a che fare con le guerre e con l’accesso al cibo. Infatti, come si legge nel rapporto FAO 2017 sulla fame nel mondo, In molti paesi colpiti da conflitti, l’agricoltura di sussistenza è ancora centrale per la sicurezza alimentare della maggior parte della popolazione. Non solo, le guerre colpiscono negativamente ogni aspetto dell’agricoltura e dei sistemi alimentari, dalla produzione, dalla raccolta, dalla trasformazione e dal trasporto fino alla fornitura, al finanziamento e alla promozione.
Sicurezza alimentare e malnutrizione: da cosa sono influenzate?
De Silva, rivolgendosi alle associazioni che si occupano di fame nel mondo, ha inoltre dichiarato che “lo sforzo che dobbiamo fare nel 2017 è incrementare azioni umanitarie e strumenti di sviluppo, creando una buona sinergia; non porremo fine alla fame entro il 2030 se non affrontiamo tutti i fattori che minano la sicurezza alimentare”.
Non si tratta solo di guerre e violenze, che comportano anche grandi migrazioni, di sovranità alimentare e catastrofi naturali, ma le soluzioni devono tenere conto anche di:
- livello di istruzione delle donne
- risorse assegnate alle politiche e ai programmi nazionali per l’alimentazione materna e infantile
- accesso all’acqua pulita
- accesso a servizi igienici di base di qualità
- accesso a servizi sanitari di qualità
- stile di vita
- ambiente
- cultura.
Si tratta di una sfida molto complessa che, come molti esperti hanno commentato, punta il dito sulla distribuzione delle risorse e quindi sul modello di sviluppo delle economie e sul consumismo, anche alla luce di sempre crescenti povertà, anche alimentari, che non riguardano più solo i paesi in via di sviluppo, ma anche l’Occidente e l’Italia, in particolare.
La soluzione alla fame nel mondo sembra ancora molto lontana. Voi cosa ne pensate?