Sono piccole, coriacee e si attaccano a tende e divani con le sei zampette a uncino. E poi sono marroni e di dimensioni un po’ più grandi di quelle a cui siamo abituati, ma per il resto sono del tutto simili nell’aspetto alle vecchie cimici che ci vengono a visitare ogni autunno.
Cimici Asiatiche: devastanti per l’agricoltura, niente danni per l’uomo
Cercano riparo dal freddo, per questo le ritroviamo dentro casa, ma – ci assicura Andrea Battisti, entomologo e professore di Entomologia Generale e Applicata del DAFNAE di Padova – non sono assolutamente dannose per l’uomo o per gli animali domestici. “Cercano rifugio per l’inverno. Non sono pericolose per la salute ma, certo, possono rappresentare un fastidio”. Quale? Provate a schiacciarne una inavvertitamente e ve ne accorgerete: esalano esattamente lo stesso ‘aroma’ nauseabondo delle loro cugine verdi. Il vero problema, però, sono i danni che arrecano all’agricoltura.
Come sono arrivate fino a qui dalla Cina
Il loro nome scientifico è Halyomorpha halys; sono originarie di Cina, Giappone e Taiwan, e sono arrivate negli Stati Uniti accidentalmente attorno alla fine degli anni ’90, probabilmente come ospiti indesiderate di qualche cargo commerciale proveniente dall’Est. Poi si sono trasferite anche in Europa. La prima cimice asiatica ‘immigrata’ nella nostra Penisola è stata rinvenuta in provincia di Modena nel 2012 da uno studente universitario, durante una raccolta di insetti condotta sul territorio del modenese per scopi di ricerca. Da quel momento le colonie di H. halys vengono monitorate costantemente dalle università e dai centri fitosanitari regionali.
Dove sono maggiormente diffuse
Da quest’anno sembra che le cimici asiatiche siano particolarmente numerose e fameliche, soprattutto nel nord Italia: dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia, fino all’Emilia-Romagna si moltiplicano gli allarmi e le preoccupazioni legati alla proliferazione di questo insetto polifago, ghiotto soprattutto di fruttiferi e ortaggi, che ha la capacità di perforare le membrane delle piante giovani e succhiarne il tessuto, provocandone infine la marcescenza.
I danni alle coltivazioni di frutta e ortaggi
Gli effetti del passaggio della cimice asiatica sono disastrosi e stanno interessando soprattutto le campagne del Nord-est, complice il clima caldo e umido che ha caratterizzato questo autunno. Danni cospicui si stanno registrando in molti vitigni del trevigiano e del veronese e nelle coltivazioni di kiwi, mele, pere, mais e soia presenti su tutto il territorio. Nel biellese alcuni agricoltori riferiscono di attacchi anche alla produzione di pesche e pomodori, mentre in Veneto gli sciami sembrano non aver risparmiato nemmeno fragole e peperoni.
Alberto Pozzebon, ricercatore presso il DAFNAE di Padova, sta svolgendo delle ricerche sulla diffusione delle cimici in Veneto e sul loro impatto in agricoltura: “I danni possono raggiungere anche livelli dell’80%: i frutti colpiti possono in alcuni casi cadere prematuramente o presentare delle deformazioni e suberificazioni per cui non sono più commercializzabili”.
L’invasione continua… in primavera
Con i primi freddi, le colonie di Halyomorpha halys cercano rifugio in anfratti riparati, sotto le cortecce di alberi e arbusti, sotto le pietre o nelle case, dove rimangono inattive fino alla primavera. Con l’arrivo dei primi tepori cominciano a deporre le uova per schierare, a partire da giugno, un nuovo esercito di esemplari adulti pronti a invade le campagne.
Come contrastare l’avanzata delle ‘asiatiche’?
Nei paesi di origine le H. halys hanno diversi antagonisti naturali, fra cui il minuscolo imenottero parassitoide, il Trissolcus japonicus, una specie di vespina che depone le proprie uova dentro quelle della cimice, di cui le larve poi si ciberanno. Qui da noi invece i loro nemici naturali sono dei predatori autoctoni generici, come vespe e uccelli insettivori, che evidentemente non bastano a contrastarne l’avanzata. “Rispetto alla cimice verde – dice Alberto Pozzebon -, la cimice asiatica può esprimere al massimo il suo potenziale di incremento delle popolazioni in quanto il Veneto e il territorio italiano in generale, rappresenta un areale di nuova colonizzazione dove sono assenti o poco efficaci i fattori di limitazione naturale (ad es. gli antagonisti naturali). In questi casi, l’attività di ricerca sulle relazioni fitofago invasivo-ambiente di nuova colonizzazione e l’identificazione dei nemici naturali, gioca un ruolo chiave per definire le strategie di gestione efficace”. In una nota pubblicata sul sito istituzionale di Coldiretti si legge: “La lotta in campagna per ora può dunque avvenire solo attraverso protezioni fisiche come le reti anti-insetti a protezione delle colture, perché non è possibile importare insetti antagonisti dalla Cina per motivi sanitari”.
L’allarme degli esperti
Si teme che la loro proliferazione sarà ancora più imponente il prossimo anno. “Le autorità fitosanitarie si stanno occupando di individuare i mezzi di controllo più idonei e di natura temporanea – ci spiega il prof. Battisti -. Per risolvere il problema serve un approccio di lotta biologica basato su equilibri naturali che devono stabilirsi nel tempo”. Servono perciò misure adeguate e urgenti, come ha sottolineato anche Simona Caselli, assessore regionale all’agricoltura dell’Emilia-Romagna: “Ho già provveduto a scrivere ai ministri delle Politiche agricole Martina e dell’Ambiente Galletti, per valutare anche azioni a livello nazionale, tra cui la possibilità di introdurre un antagonista naturale”. Nel frattempo però è stato autorizzato dal Ministero della Salute, in via del tutto eccezionale, l’utilizzo di un potente insetticida, il Fosmet, per il periodo giugno-ottobre 2016.
Qualche rimedio casalingo
Forse proprio perché allontanate dall’agente chimico, le cimici asiatiche si sono quindi riversate nei centri urbani entrando infine nelle case. Nessun timore per la nostra salute, ma, se proprio siete presi d’assalto, una piccola precauzione potrebbe essere quella di controllare bene i panni rimasti stesi all’aperto prima di ritirarli. Qualcuno suggerisce anche di spruzzare acqua e aglio sugli stipiti di porte e finestre, ma forse, in questo caso, il rimedio è peggiore (e più puzzolente) del male. In casi estremi, possiamo sempre ricorrere alle classiche zanzariere.
Cimice asiatica e altri parassiti
La cimice asiatica è solo l’ultimo dei parassiti che sta infestando le nostre coltivazioni. Nel sud, ad esempio, gli agrumi vengono attaccati dal virus Tristeza (Citrus Tristeza Virus) mentre la batteriosi del kiwi (Pseudomonas syringae) colpisce soprattutto in Lazio e Piemonte. Conosciamo tutti, infine, il famigerato punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus), che ha già distrutto decine di migliaia di palme, o la Xylella, che ha fatto strage di ulivi nel Salento e di cui abbiamo parlato in un precedente articolo.